Pietro Pontio (1532–1596)
Personnages contemporains

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 ↑  Bevilacqua, comte Mario [Conte della Bevilacqua e di Minerbe] (1536–1593) 

Références historiographiques

[p. 429] Ma e perchè dovremo far ricordanza altresì del Conte Mario Bevilacqua, addottorato in legge a Bologna, il quale nobil libreria anche di codici a penna raccolse, col sontuoso e singolar Museo, gran parte del quale ancor sussiste ? La sua Casa fu per ogni conto il ricetto delle Muse, e in molti libri se ne parla. Vi se tenea singolarmente un ridotto di Musica, nel quale Orazioni in lode di essa recitarono Domenico Candido, ed altri. Del Museo, e dell'autor suo parlò il Peretti nel Trattato della famiglia Bevilacqua, e l'Ogerio nelle sue Selve.
[p. 468] Valerio Seta Servita, poi Vescovo d'Allifa in Regno, scrisse in favor di Roma nell'Interdetto, e fece un libro della famiglia Bevilacqua. Ferrara 1606. Ne parla l'Ughelli, e il Crescenzio.
[p. 249] Cariche di Verona
1576 : Proveditori di Comun. Straordinari. Co: Mario Bevilacqua.
[p. 140] LXVIII. CONTE MARIO.
Non è da scorrervi sopra colla penna il nome del Conte MARIO BEVILACQUA, figliuolo dello stesso GREGORIO. Venuto al Mondo nel dì 8. Ottobre 1536. diede in sè un vero originale di persona nobile dell'ottimo gusto. Si preparò a sì bel vanto con uno studio ben inoltrato delle Belle Lettere, e della Giurisprudenza, nella qual Facoltà in Bologna riportò la formal dichiarazione di Dottore l'anno 1567.. Allorchè fu ritornato in patria raccolse una copiosa e scelta Biblioteca, e in questa impresa Battista Pereti si dà il titolo di suo Consigliere, ed ajuto. Libri poligloti, codici, piante, e disegni i più rari, i più utili quanti potè radunò, e quel che è vera lode, tutto consacrò in propria casa alla pubblica comodità degli Studiosi. Qual pro alle Lettere, alla Patria, e al Genere umano, se i manoscritti più preziosi vengano da una gelosa ignoranza conceduti, anzicchè ai Letterati, alle tignuole ? In quel tempo, nel quale di Musei, di Pitture, di Medaglie, di Monete, di Bronzi, e di Marmi eruditi non era tanta frequenza, fu il Conte MARIO de' pochi ricchi, ed illuminati, che conobbero questi tesori d'Italia, e li sottrassero per quanto riuscì loro all'avidità de' più tardi Raccoglitori oltramontani, e alla barbarie del volgo, o del tempo distruttore. Non isdegna il Maffei di serbare un intiero Capitolo a parte nella sua Verona illustrata [P. II. cap. 7] alla bella collezione di Pitture, di Statue antiche, e di altre Antichità del Conte MARIO BEVILACQUA, che oggidì a gran lustro della Patria, e della Famiglia conservano ancora gli ornatissimi Eredi. Ne descrive quell' Autore alcuni rari pezzi, e in fine dubita di affermare, che il Museo Bevilacqua di Verona meriterebbe l'osservazione de' Forestieri se fosse anche in Roma. Un genio violento per le Lettere, congiunto a generosità di sangue, e a ricchezza, porta indispensabilmente alla protezione, e alla liberalità verso i Letterati. Che il Conte MARIO tali virtù possedesse lo testificano tacitamente quanti Scrittori gli dedicarono le loro fatiche nel pubblicarle. Andrea Graziolo di Salò [Discorso di Peste, Ven. 1576. in-4], Federigo Ceruti [Illustrazioni sopra Orazio Flacco, Veronae ap. Hieron. Discipulum 1585], e per lasciar altri Alessandro Canobio [Annali di Verona collo stato politico di quella Città, scritti ad istanza del Conte Mario Bevilacqua, e rimasti inediti, secondo riporta il Biancolini Suppl. al Zagata, Cron. di Verona P. II. Vol. II. pag. 163] se lo elessero a Mecenate. I migliori Professori di Musica a lui concorrevano ogni giovedì d'ordinario, altri condotti da stipendio, altri da solo stimolo d'onore e da propria dilettazione, e gli uni e gli altri davano i saggi migliori in quell'arte alla presenza della Nobiltà, e de' Forestieri di alto affare, che di là per avventura passavano. Fu stimato, ed in singolar modo onorato dal Duca di Baviera, che lo invitò alla sua Corte, volle presso di sè il suo ritratto, e gli fece preziosi doni. All'incontro il Conte MARIO prestò l'albergo, e signorilmente trattò i due Principi figliuoli di quel Duca nel 1592. quando fecero il giro d'Italia, come era stato solito fare con altri Principi e in Verona, e al Castello della Bevilacqua da lui in buona parte abbellito, e rinnovato, e di loggie e comodi non pochi accresciuto. Per ciò, che riguarda la Patria, lo adoperò essa più volte, dice il Seta, in ambasceríe a' Dogi di Venezia. Io trovo per aggiunta, che fu Provveditore di Comune nel 1576. [Il Biancolini Suppl. alla Cron. del Zagata Vol. II. pag. 271]. Lo stesso Seta riferisce la sua morte sotto il 1597. ; ma perchè soggiugne, che morì d'anni 57., e la sua nascita fu nel 1536. secondo il diligente Pereti, così deve essere mancato nel 1593.
In età matura sposò ISABELLA del Conte Agostino Giusti sua Concittadina ; ma non lasciò prole. Dal Marito essa ereditò un delizioso Palazzo a Bardolino.
[fasc. 16] Bevilacqua di Verona.
[Mario] Nato nel 1536, 8 ottobre. Provveditore di Comun nel 1576. È quest'uomo molto rinomato per la sua vastissima dottrina e per l'amore intenso della propagazione del sapere. Aveva fatto i suoi studi in Bologna, ove aveva ricevuto laurea di legge nel 1567, e ritornato a casa, tutto si consacrò ad un museo d'antichità e ad una biblioteca. Con molta rapidità le sue raccolte di codici, di quadri, di marmi, di bronzi e di medaglie divennero doviziose pel numero, illustri per la scelta. Quest'emporio di dottrina fu da esso nobilmente aperto al pubblico, e il suo nome venne in grande stima e benedetto. Morì nel 1593.

Œuvres musicales

→ madrigal dédié à Mario Bevilacqua :
n° 2 : Se l'anime più belle a mover sono i più bei corpi. Al Conte Mario Bevilacqua (Remigio Fiorentino)

Ouvrages non musicaux

1591 : Bevilacqua, Mario. Allegationes illust. comitis Maij Biuilaquae circa punctum primogeniturae in causa cum illust. com. Alexandro illius nepote (Vérone : ex typographia Hieronymi Discipuli, 1591)

1592 : Bevilacqua, Mario. Responsa plurium non obscuri nominis i.c. pro ill. co. Mario Biuilaqua, quibus dilucide probatur vsufructu a proprietate deducto respectu bonorum, quae ill. co. Alexandro nepoti sub nomine primogeniturae ex testamento ill. co. Gregorij debentur, inter ad ipsum vsumfructum vocatos, iuri accrescendi locum esse. Addita etiam superinde excellentiss. Collegij Brixiensis pro eodem ill. co. Mario decisiua sententia (Vérone : apud Hieronymum Discipulum, 1592)

Dédicaces de recueils musicaux

1574 [RISM C 3950]
Corona, Giovanni. Di Gioanne Corona organista il primo libro de madrigali a cinque voci novamente composti et dati in luce (Venise : figliuoli di Antonio Gardano, 1574)

Al molto Illustre Signor et Patron mio osservandissimo, il S[ignor] Conte Mario Bevilacqua.
L'Egreggie virtù, che singolarmente la illustrano, e l'ottimo giudicio, e'l perfettissimo gusto, che V[ostra] S[ignoria] molto Illustre hà della Musica, m'inducono à dedicare à lei questi miei pochi Madrigali, assicurandomi la molta sua benignità, che ciò che in loro troverà d'imperfetto, cortesemente donarà al mio buon volere ; il quale, come è hora, cosi sarà sempre intentissimo à gli honori, & servigii suoi, & desiderosissimo della intera sua felicità. le bacio la Illustrissima mano, & di tutto core me li raccomando. Di Venetia il di 30 d'Ottobre 1579.
Di V[ostra] S[ignoria] molto Illustre Servitore affettionatissimo Claudio Merulo da Correggio.

1579 [RISM 1579⁴]
Giardino de madregali a quattro voci de diversi eccellentissimi musici, novamente posti in luce (Vérone : Sebastiano & Giovanni dalle Donne, 1579)

1580 [RISM M 0997]
Martinengo, Gabriele. Di Gabriele Martinengo madrigali a cinque voci novamente posti in luce (Venise : Angelo Gardano, 1580)

Al molto Illustre Signor & Patron mio osservandissimo, il S[ignor] Conte Mario Bevilacqua.
Essendo sparso per molti luochi d'Italia, la maggior parte delle presenti mie Canzonette, sotto nome di diversi autori, mi è paruto à proposito, di far sapere al mondo, co'l mezo della stampa, ch'elle sono le mie, come in effetto sono. Onde le hò richiamate alli loro primi Originali, rassettate, & riposte nell'esser di prima. Hora mò per farle comparire piu contente, & liete in ogni luoco, tutte insieme : non lacerate & guaste, come fin a questo di sono andate à torno, ma ridotte nella loro natia sembianza, & adorne di bellissimi ornamenti di stampe, le invio, dono, & consacro à V[ostra] S[ignoria] molto Illustre, per darle segno della molta stima, ch'io faccio della sua Illustre, & Valorosa persona, & della grande affettione ch'io le porto, nata in me dalle nobilissime doti dell'animo che risplendono in quella, con tanta meraviglia di virtuosi, che non sanno essi vedere qual Signor ò Cavaliere hoggidi di lei ne sia meglio fornito ; & con questo humilmente le bacio l'honorata mano, & prego ogni contento.
Di V[ostra] S[ignoria] molto Illustre Divotiss[imo] Servitore Oratio Vecchi.
R/1581 [RISM V 1011]
Canzonette di Oratio Vecchi da Modona Libro Primo a Quattro voci nouamente Ristampato. Terza impressione. – In Venetia, Appresso Angelo Gardano 1581.
Al molto Illustre Signor et Patron mio osservandissimo, Il Signor Conte Mario Bevilacqua.
Essendo sparso per molti luochi d'Italia, la maggior parte delle presente mie Canzonette, sotto nome di diversi autori ; mi è paruto à proposito di far saper al mondo, co 'l mezzo della Stampa, ch'elle sono le mie ; come in effetto sono. Onde le hò richiamate alli loro primi Originali, rassettate, & riposte nell'esser di prima. Hora mò per farle comparire piu contente, & liete in ogni luoco, tutte insieme : non lacerate & guaste, come fin à questo di sono andate à torno, ma ridotte nella lor natia sembianza, & adorne di bellissimi ornamenti di stampe : le invio, dono, & consacro à V[ostra] Sig[noria] molto Illustre, per darle segno della molta stima, che io faccio della sua Illustre & Valorosa persona, & della grande affettione che io le porto, nata in me dalle nobilissime doti dell'animo che risplendono in quella, con tanta meraviglia de Virtuosi ; che non sanno essi vedere qual Signor ò Cavaliere hoggidi di lei ne sia meglio fornito ; & con questo humilmente le bacio l'honorata mano, & prego ogni contento.
Di Venetia il dì 26. Luio 1585. D[i] V[ostra] Sig[noria] Molto Illustre Divotiss[imo] Servitore Oratio Vecchi.
R/1591 [RISM V 1014]
Canzonette di Horatio Vecchi da Modona Libro Primo a qvattro voci Nouamente Ristampato. Quinta Impressione. Con Privilegio. – In Venetia Appresso Angelo Gardano. 1591.

1582 [RISM M 1253 et 1582¹¹]
Masnelli, Paolo. Madregali di Paolo Masnelli veronese, organista nel Ridotto di musica dell'illustri signori conti Bevilacqui novamente composti, et dati in luce. Libro primo a quattro voci (Venise : Angelo Gardano, 1582)

1583 [RISM C 1519]
Casulana de Mezari, Maddalena. Di Madalena Mezari detta Casulana vicentina, il primo libro de madrigali a cinque voci, novamente composti, et dati in luce (Venise : Angelo Gardano, 1583)

1583 [RISM S 6443 et 1583¹⁷]
Stivori, Francesco. Di Francesco Stivori organista della magnifica Communita di Montagnana, il primo libro de madrigali a quattro voci con un dialogo a otto, novamente composti, & dati in luce (Venise : Giacomo Vincenci & Ricciardo Amadino compagni, 1583)

Al molto Illustre Signore il Signor Conte Mario Bevilacqua mio Signore osservandissimo.
Sono molti giorni, che per giovar altrui (molto Illustre Signor mio) io determinai di comporre, & mandar in luce la presente opera delle Diminutione Musicale. Ma con quanto consolatione di animo io habbi essequito l'intento mio, non si potrebbe da me esprimere, Poiche, oltra che spero, che chiunque vederà questa mia fatica, in doi Libri divisa, conoscera evidentemente quella esser fruttosissima, scoprirassi anco al mondo la molta divotione, che io tengo à Vostra Signoria molto Illustre, alla quale l'ho voluto dedicare, come ad uno acerrimo protettore de virtuosi, accio che ella camini sotto lo splendore del gran nome, & fama di lei gia prima che hora celebrata per tutta Italia per le bocche di molte virtuosissime persone, delle quali la sua Illustrissima Casa è continuo albergo, come le molte, & diverse loro opere, che sotto la sua protettione sono state al mondo publicate, possono farne ampia fede, & testimonianza, alla perfettione delle quali potrebbe forse cedere questa mia ; ma non cederá giamai ad alcuno l'animo mio pronto di amarla, & di riverirla, come antico, & devoto servitore, che io mi tengo esser delle sue rarissime qualità. Vostra Signoria Illustre adonque si degnera di accettar questo mio picciolo dono, & havendo piu tosto riguardo alla benignità di se stessa, & alla mia buona intentione, che alla bassezza del presente, favorira le mie fatiche, & mi farà degno della sua gratia. Alla quale offerrendomi, quanto piu riverentemente debbo, baccio le mani.
Di V[ostra] Sig[noria] molto Illustre Servitore Girolamo dalla Casa detto da Udene.
Al molto Illustre Signor Conte Mario Bevilacqua Signor mio colendissimo.
In segno della molta riverenza ch'io porto à V[ostra] S[ignoria] Illustre, e de gl'oblighi che le tengo, presento a lei queste mie compositioni Musicali, quali la prego degnarsi di agradirle, acciò passando sotto la sua protettione mi faccino strada à fatiche maggiori. Sò che la non si sdegnarà de riceverle, perche siano picciol segno della mia devotione, essendo che fra tutte le celebre, e singolar virtù che risplendono in lei con universal grido di tutta l'Europa tengono seggio principale l'humanità, e cortesia. E se ben nel singolar Museo di V[ostra] S[ignoria] Illustre ove abonda copia estrema di compositioni altissime, e nobilissime, tra l'altre tante cose eccelse che la si trova, queste mie posso dir primitie non meritano loco alcuno, sò che la si degnerà favorirle, riguardando più al desiderio mio, che alla grandezza dell'animo suo. Nostro Signor conservi V[ostra] S[ignoria] Illustre in ogni felicità.
Di Venetia il dì primo d'Agosto 1585. Di V[ostra] S[ignoria] Molto Illustre Affettionatissimo Servitore Giovanni Bassano.

1585 [RISM L 0959]
Lassus, Roland de. Madrigali : novamente composti a cinque voci : per Orlando Lasso : mastro di capella : del Serenissimo Duca di Bavera (Nuremberg : ex officina typographica Catharinæ Gerlachiæ, 1585)

1585 [RISM M 3785]
Moscaglia, Giovanni Battista. Di Gio. Battista Moscaglia romano il terzo libro di madrigali a cinque voci. Novamente posti in luce (Venise : herede di Girolamo Scotto, 1585)

All'Illustriss[imo] Signore, mio Signor colendiss[imo]. Il Signor Conte Mario Bevilacqua.
Fra tutti i diletti & piaceri, che grandissimi ho sentito sempre, & tuttavia sento col ritrovarmi sovente a trattar i miei capricci con le Muse, della cui gratiosa compagnia, e per natural mia inclinatione, & per lo studio di molti anni ho havuto sempre l'animo grandemente acceso. Il maggior mio gusto è stato, qual' hor mi sono abbatuto a dovere de i frutti, che nel spatioso & perpetuamente verdeggiante giardino di queste stesse mi viene concesso alcuna fiata di raccore, far parte a qualche honorato soggetto, cui in vivace apparenza non solamente per se stessa piaccia la Musica, ma che insieme con lodevole effetto del continuo essercitio di quella affettuosamente se ne compiaccia : Parendomi che questa tale proportione o sia conformità, laquale cotesti hanno meco d'animo, e di pensieri, basti sola a destarmi nell'alma una perpetua soave armonia di consolatione, & se scontro cotanto da me gradito mi succedette mai favorevole, hoggi posso dir di haverlo havuto felicissimo, poi che mi accade per mia buona fortuna di farlo nella valorosa persona di V[ostra] Sig[noria] Illustriss[ima] però che non solamente so per fama, quanto per natural suo genio ella tenghi in preggio tutte le compositioni Musicali, ma vengo assicurato, che delle mie (quali si siano) ne prende alcuna volta ricreatione. Tal che havendomi gia la gentilissima sua cortesia prevenuto in favorirmi, ho voluto che per ogni modo questo Libro de' miei Madrigali, che nuovamente ho dato alla stampa, venghino da quella, a darle parte del riconoscimento, ch'io le devo, per quella si cortese memoria, che le piace tener di me, poi che la lontananza giunta alla debolezza della età mia, mi vieta di poter far cotal mio dovuto complimento. Hora si come ho havuto grandissimo gusto in compor questi Madrigali in quello piu vivace & allegro stile, che a me sia stato lecito di poter ritrovare, accio che porghino altrui materia d'esser allegramente cantati, cosi anco, con lieto affetto, a punto a quegli stessi in ogni parte conforme, li dedico al generoso nome di V[ostra] Sig[noria] Illustriss[ima] assicurato, che con animo non a punto dissimile dal mio, saranno ricevuti, & goduti da lei, sin che mi si porghi maggior occasione di poterle mostrar a piu vivi segni la stima ch'io faccio delle honratissime sue qualità, & le bacio la mano. Di Praga il di 15. Novemb[re] 1586.
Di V[ostra] Sig[noria] Illustriss[imo] Devotissimo Servitore Filippo de Monte.
Al molto Illustre Signor mio osservandissimo : il Signor Conte Mario Bevilacqua.
All'huomo che dal suo nascimento porta naturale desiderio di sapere, nessuna cosa diletta più, che la virtù. e talmente, che non solo desidera d'acquistarla in se medesimo, ma si allegra anchora, & ama coloro, da i quali conosce essa virtù esser posseduta. Onde non sarà meraviglia, se io, che sò, quanto V[ostra] S[ignoria] vaglia in diverse scienze, & inclini a favorire coloro, che sanno : amandola per ciò con affetto incredibile, cercherò anco di honorarla sempre, in ogni maniera ch'io possa. & per darlene hora un picciol segno, havendo inteso come ella tra gli altri degni studi, prenda diletto della Musica, hò voluto mandare in luce sotto il suo nome, i presenti Madrigali di varii & Eccellenti compositori. Laqual dedicatione fanno meco insieme, tutti quei gentilhu[o]mini che ordinariamente si riducono in Casa mia per cosi fatto trattenimento. Piacerà dunque a V[ostra] S[ignoria] di ricevergli volontieri, si come attendo dalla sua molta gentilezza. Et le bascio le mani pregando Dio per la sua conservatione & felicità. Di Ferrara il dì 8 d'Agosto 1586.
Di V[ostra] S[ignoria] molto Illustre Affettionatissimo Hippolito Zanluca.
Al molto Illustre Signore il Sig[nor] Conte Mario Bevilacqua mio Signore osservandissimo.
Trovomi da alcuni mesi in qua (Molto Illustre Signor mio) haver composto li presenti Madrigali la maggior parte per non star in otio quelle hore, che dal servigio del mio Serenissimo Prencipe, & da piu gravi studi mi avanzavano, i quali dovendo io per sodisfare alle preghiere di molti amici permettere che si stampino, hò deliberato con questa occasione di farne presente, & dedicargli à V[ostra] Sig[noria] Illustre in testimonio della molta affettion mia verso lei causata da suoi meriti, Et per non far torto alla opinione che io tengo molto tempo fà, cioè, che tutti gli professori della Musica, che hoggidì vivono, siano obligati à consecrare à V[ostra] Sig[noria] Illustre qualche lor fatica in segno di gratitudine, ò per dir meglio di tributo, havendosegli lei per la maggior parte con la sua liberalità fatti schiavi, oltre al haver aperto in casa sua cosi honorato ridotto, ove possono i virtuosi à tutte l'hore convenire, & ove sono cortesissimamente accolti, & accarezzati. Gradisca V[ostra] Sig[noria] Illustre dunque queste mie fatiche quali elle sono, & non le dia noia, che si siano impresse in Alemagna, rendendola io certa, che il glorioso nome di Lei, hà spiegate l'ali della sua fama in guisa, che non solamente in Italia, ma anco nelle Regioni straniere sarà sempre celebre, e chiaro, Con che bacio le mani di V[ostra] S[ignoria] Illustre, & le auguro da Dio nostro Signore, ogni bramata felicità. Di Venetia il dì 15. Genaro. 1587.
Di V[ostra] Sig[noria] Molto Illustre Obligatissimo Servitore Orlando Lasso.
Illustri ac generoso viro Comiti Mario Bevilaquæ Patrono suo benignissimo. S[alve].
Non ut tuam amplificem nominis gloriam, quæ jam totum terrarum orbem peragravit, hanc meam tibi musicam dicare, ac consecrare volui ; sed quia meæ partes, meaque item in te observantia, grati animique memoria id maxime exigere, ac postulare visa est, qui ad hoc natus es, ut aliqua virtute Præditos Viros humanissimè, ac benignissimè complectaris, omnique officii, ac benignitatis genere, quod vultu, verbis ac re exprimi potest, prosequaris ; quod profectò efficiet, ut docti, atque excellentes viri summis te certatim laudibus extollere, nomenque tuum sempiternis literis, ac monumentis comendare contendant ; Imprimis Musices studiosi tuas absolutissimis, ac suavissimis numeris decantare, ac pervulgare laudes non desinent, quos inter cæteros mirificè diligis, foves, ac protegis. Has igitur meas sacras cantiones (quibus potissimum delectaris) lubenti animo præcor accipias, dum in posterum te digniora atque gratiora excogitare, in lucemque proferre studebo.
Vale. D[atum] Salodii Non[as] Jul[ii] Anno Domini M D LXXXVII. Tibi deditissimus ac studiosissimus servus. Tiburtius Massainus.

1588 [RISM C 3478]
Coma, Annibale. Di Annibale Coma. Il secondo libro de madrigali, a quattro voci. Novamente composti, et dati in luce (Venise : Giacomo Vincenci, 1588)

1588 [RISM L 1988]
Leoni, Leone. Il primo libro de madrigali a cinque voci di Leon Leoni maestro di capella nel Duomo di Vicenza novamente stampati (Venise : Angelo Gardano, 1588)

Al molto Illustre Signor mio Patrone osservandissimo. Il Signor Conte Mario Bevilacqua :
La divotione, che sempre hò portato à V[ostra] S[ignoria] Molto Illustre : se ben è nata dall'honorato grido delle nobilissime qualità sue, si è tutta via in me nudrita, & cresciuta per li favori, & grate dimostrationi da lei ricevute : Ne havendo fin hora potuto corrisponderle se non co 'l puro, & semplice affetto, mi è paruto con l'occasione del mio passaggio per Verona presentarle questi Madrigalì da me ultimamente composti con maniera assai differente dalla passata, havendo, & per l'imitatione delle parole, & per la proprietà dello stile atteso ad una (dirò cosi) mesta gravità, che da gl'intendenti pari suoi, & dal virtuosissimo suo ridutto sarà forse via più gradita. Accetti ella con lieta fronte questo picciolo effetto dell'osservanza, & servitù mia, & degnisi conservarmi nella solita gratia, che di vivo cuore le baccio la mano, pregandole ogni compita felicità,
Di Venetia à li 10. Decembre 1587. Di V[ostra] S[ignoria] Molto Illustre. Affettionatissimo Servitore. Luca Marenzio.
Illustri Comiti Mario Bevilaquæ Bartholomeus Spuntonius. S[alutem] P[lurimam] D[icit].
Imagini meæ ; quam tu sponte tua in omnium ornatissimo tuo Musæo tot Clarissimorum virorum imaginibus inserere dignatus es, has meas ad sacra pertinentes modulationes appendo ; non quia inter tot præclarissimos in arte Musica minimus hoc mihi tantum decoris aroganter usurpare præsumam : verum ut aliqua saltem ex parte me tibi gratum ostendam pro tot, ac tantis in me tuis singularibus officiis ; quibus assidue tua in me benignitate fruor : angit tamen, ac pungit animum quadam (ut arbitror) non ignobilis invidia ; quod perexiguus meus hic stylus præstantissimi pictoris penicillo longe cedet inferior : ipse etenim quicquid boni potuit, illustri quodam furto naturæ surripiens, spectantium erudita lumina, singulari afficit voluptate ; hic autem in suavibus concentibus, tuis purgatissimis auribus solita fortasse oblæctamenta præripiet. Ignosces tamen, ut spero ; satis est enim alta cupiisse. Vale Musarum decus eximium.
Venetiis IIII. K[a]l[endas] Februarii M D LXXXVIII.
All'Illustrissimo mio Signore, & Padrone osservandissimo, il Signor Conte Mario Bevilacqua.
Si rimette il peccato Illustrissimo Signor Conte (lo concedono le leggi com' ellà sà meglio di me) ogni volta che si rende il tolto. Sottrassi a i giorni passati, poi che più volte mi s'oppose la loro volontà, dalle mani de i SS[ignori] Conti Bonifatio, & Luigi Bevilacqui i presenti Madrigali, i quali insieme con molti altri havevano raccolti in poco spatio di tempo da diversi Auttori per pascerne virtuosamente il loro floridissimo, & nobilissimo ridotto, li rendo hora à V[ostra] S[ignoria] Illustrissima congionta ad essi SS[ignori] non solo di legame di parentela ; ma insieme di reciproca affettione : a V[ostra] S[ignoria] dico ; uno de principali lumi al presente di questa Nobilissima Fameglia, dalla quale sono discesi per lo spatio di più di cinquecento anni ch'ella venne in Italia tanti valorosi Soldati, Illustri Capitani, Dotti Prelati, huomini famosi di governo, e di stato, fregiati da Papi, Imperatori, & Duchi con Honorati titoli di Cavalieri, Conti, e Marchesi, e riconosciuti anticamente con molti feudi, e giurisditioni di mero, & misto imperio, & amplissimi privilegii. Crederò con questo haver cagionato molti buoni effetti ; dilettato a lei co 'l presentarli cosi vago dono ; sodisfatto à SS[ignori] Conti suoi Parenti nel restituire à V[ostra] S[ignoria] il tolto à loro ; compiacciuto al mondo facendole copia di cosi ricco thesoro ; & finalmente satiato l'ardente volontà mia di discovrirle un giorno parte della divotione dell'animo mio, & prendere occasione di farmele conoscere effettualmente per quello affettionato servitore, che buon pezzo fà vivo obligato alla sua gloriosa fama, & immortale. V[ostra] S[ignoria] Illustrissima ricevi in se il diletto di lei ; la sodisfattione de i detti SS[ignori] Conti ; l'applauso del Mondo, & la divota volontà mia, & mi facci parte della gratia sua, ch'io con la debita riverenza le bacio le mani, & li desidero felice corso à gli honorati suoi pensieri.
Di Ferrara il dì ultimo di Febraio 1592. Di V[ostra] S[ignoria] Illustrissima Affettionatissimo Servitore Filippo Nicoletti.
• All'Illustrissimo Sig[nor] Conte Mario Bevilacqua.
Mar risuona il tuo nome
Ne meraviglia fia,
Ch'al nome tuo nome di MAR si dia,
Poi che tu BEVIL'ACQUA
E bevendo, e spruzzando ecco s'innacqua
La radice de i fiori,
Che'n queste Carte danno Arabi odori.
Crescano dunque tumidetti, e molli,
E ne vadano altieri, e monti, e colli
.
• All'istesso Signore.
Al tuo pregiato Nome
Ratto come à suo MAR l'Ædige corre,
Ne altrove l'onda scorre
Anzi Amatore in quel si cangia, come
(O mirabil effetto)
Far suol l'Amante, nell'Amato oggetto,
Dunque fiume non è ; ma fatto è Mare
Con Acque dolci e chiare,
Onde, se ben discerno
E per ciò fatto il tuo gran Nome Eterno
.
A gli Eccellentissimi Musici. S. T.
Cantar in Riva à i fiumi
Suol vago Augello al suo morir vicino,
Voi co 'l canto Divino
Cigni Canori in più felici tempre
Cantate in Riva al MAR per viver sempre
.

Dédicaces de recueils non musicaux

c.1574–81 : Chiocco Calvo, Niccolò. Fronimo. Egloga di Nicolò Calvo Chiocco (Vérone : Sebastiano e Giovanni dalle Donne, dopo il 1574 ed entro il 1581)

Al molto Mag[nifi]co et Illustre Sig[nor] Conte Mario Bivilacqua Padrone mio osservandissimo.
Non era mio consiglio, molto Mag[nifico] & Illust[re] Sig[nor] Conte, quando da principio scrivea questo mio Discorso della Peste, voler, che, vivendo io, venisse nelle mani de gl'huomini, ma lasciarne in tutto il pensiero à quelli, che nel luogo mio soccedessero : havendo tanto più consideratione alla mala qualità de' tempi nostri ; & all'invidia, e malignità di molti, liquali con tanto studio cercano calunniare, e lacerare le fatiche altrui : nondimeno à questo mio pensiero si è opposta l'autorità di tanti miei amici, e Signori, che son stato astretto cambiar volontà ; trà questi però ha più di tutti valso l'essortatione, et potere di V[ostra] S[ignoria] Illust[re] che può non solo consigliarmi come singolar amico, ma anche come honoratissimo Sig[nor] commandarmi : Ella mi ha fatto conoscere, che, se in tempo alcuno può questo mio Discorso esser havuto grato, questo è quello, nelquale dopò molti anni si è, con dispiacer, e danno universale, rinovato il flagello di questo spaventevole male di peste, in Trento prima, poi in Verona, & in Vinegia similmente ; et di più, che, per mala natura di pochi, non si dee restar di piacere, e giovar à molti, et à buoni : Queste ragioni adunque, & la gravità della persona, da che vengono, mi hanno tratto à lasciar che fuori se n'uscisse detto mio libro ; Alche anco aggiongo un timore dispiacevole (che non voglia Iddio) che nell'anno seguente ancora questo sì horrendo male, che pare hora annichilato, e sopito, si risvegli, e rinovi con maggior furore che prima : Et forse non è picciol segno il fanciullo nato in Vinegia li mesi passati con doi capi, che molte volte per simili mostri si annuntiano strani avenimenti, come da huomini saputi, & da Marsilio Ficino particolarmente à i tempi passati nell'istessa materia è stato osservato ; Et nell'historie antiche, e trà gl'altri in Livio si legge, che nel tempo di una grande pestilenza, che fù in Roma l'anno, dopò la sua edificatione, D. LXXVI. qual durò per doi anni, e più, trà i molti prodigi, che all'hora furono veduti, nacque nel territorio di Veienti un fanciullo con due teste. Ho perciò di novo preso esso mio discorso nelle mani, e, rivedutolo col miglior modo, e maggior prestezza, che ho potuto, hollo inviato alla Stampa : Lo scrissi per commodità maggiore della più parte nella nostra lingua Italiana, accio, con facilità leggendosi, & intendendosi, fosse di universale beneficio : Et per dargli più ornamento, ho fatto insieme con quello stampar una operetta di peste molto dotta, e non più veduta di Saladino Ferro Ascolano medico famoso dell'età passata, nellaquale copiosamente della preservatione, e curatione del medesimo male si tratta ; detto Saladino fu Medico del Prencipe di Taranto, et compose quel Compendio pertinente alli speciali : Ma trà tanto pensando io à chi dovessi dedicar esso mio libro, et sotto la difesa di cui, ho frà tutti eletta V[ostra] S[ignoria] Illust[re] e per la nobiltà della sua Illust[ra] famiglia, e per le virtù sue : Della Nobiltà, non mi affaticherò in ragionarne, essendo à tutti palese la casa sua essere trà tutte le altre nobilissima, et antica della Magn[ifica] Città di Verona, che fin al tempo de i Si[gnori] dalla Scala, già sono trecento, e più anni, ha havuto titoli, e gradi d'importanza, et Huomini di molta fama sì nella pace, come nella guerra ; et è stata sempre di parentado congionta con nobilissime famiglie tanto della Patria sua, quanto delle altre Città vicine ; delche ampia fede ne fanno gli Annali de' suoi Maggiori, quali manifestano quanto chiari, e pieni di valore fossero nella famiglia de i Sign[ori] Bivilacqui i Guglielmi, i Franceschi, i Galeotti, i Gio[vanni] Franceschi, et altri molti ; de i quali alcuni furono Generali delle Città, alcuni Capitani di esserciti, et amministratori de illustri imprese : alcuni Legati à Pontefici, alli Imperatori, alle Republiche ; Altri consiglieri primari di Duchi ; Furono alcuni nella scientia delle leggi famosissimi ; alcuni Cavalieri splendidissimi ; Et per li proprii meriti hebbero da suoi Prencipi, e dalli Imperatori privilegi di fabricar castelli, posseder terre, e contadi, con piena potestà sopra la robba, e la vita de gl'huomini : Furono molti di loro per se, e per suoi posteri fatti Nobili di Vinegia, di Vicenza, di Trento, di Cremona, di Pavia : Hebbero Donne nobilissime per mogli, come Gentildonne Vinitiane, e della famiglia delli Sig[nori] di Castelbarco, de i Brancaleoni Sig[nori] di castel Durante, e delli Sig[nori] di S[an] Severino : Diedero all'incontro delle sue alli Sign[ori] di Camerino, à i Conti della Mirandola, à i Marchesi Malaspini, et à molti Illust[ri] Sig[nori] Che più ? le famiglie de i Magnifici Conti Bivilacqui, che sono, e sono stati et in Ferrara, et in Milano, non sono tutte, come da generosa Madre, uscite dalla casa de i Sign[ori] Bivilacqui Veronesi ? ma non è questo luogo atto ad abbracciar in una picciola lettera le lodi d'un'ampissima sua famiglia. Della virtù, che è vero ornamento della nobiltà, e perlaquale principalmente io mi son mosso à dedicarle questo mio libro ; io non debbo dirne parola, conoscendomi non atto à sodisfare à quello, che dire ci converrebbe ; oltre che s'io molto ne dicessi, molto più da dire ci resteria ; Percioche chi non sà, che in V[ostra] S[ignoria] Illust[re] sono le doti dell'animo le buone creanze, la magnanimità, la cortesia, l'esser con tutti affabile, le scienze, e la cognitione delle arti liberali ? la prudenza, & il consiglio, colquale e noi, e gl'altri sappiamo reggere ? Queste la fanno da ogn' uno ammirare, e riverire ; Queste me le hanno tanto obligato, quanto esser più non potrei : Per queste medesimamente, non per la sola nobiltà del sangue, sono stà dati à V[ostra] S[ignoria] Illust[re] i primi gradi della sua città ne i primi anni della sua gioventù ; Et hora nel maggior bisogno, & importanza è uno delli dodici Signori alle provisioni per la sanità deputati ; Ilche ancor mi fà molto più pronto à questa mia dedicatione, parendomi cosa molto convenevole, che un'opra, nellaquale si tratta di curar peste, sia dedicata à persona, che con ogni suo studio, consiglio, e fatica procura, che à quella sia rimediato : Da queste spero io una singolar protettione al mio Discorso : Et quando niuna delle già dette cagioni vi fusse ; non basteria questa sola, che, essendo voi Sig[nor] mio Illustre, stato autor primo à farlo metter alla Stampa, vi sete anco fatto come Padre, et autor di quello ? Et però à voi stà bene, che sia raccommandato, per opera delquale è venuto (per cosi dire) in vita ; Niuno meglio s'affaticherà per difenderlo, che chi l'ha invitato, e persuaso à farsi vedere : Con questa fiducia dunque à V[ostra] S[ignoria] Illustre lo indrizzo, e dedico, & alla sua fede lo raccommando ; Ella lo accetti come dono prima di persona à lei sopra modo affettionata, e poi come cosa sua ; Et se in quel grado tener nol vuole, che le cose proprie si sogliono, almen in quello lo habbia, che dalla sua gentilezza le vien dettato doversi tener cosa quantunche picciola, che dall'animo de chi molto ci ami offerta ne sia ; & continui sempre ad amarmi, come fà, che piaccia à N[ostro] Sig[nor] difenderla da ogni male, e farla felice. Di Montagnana alli XX. Novemb[re] M. D. LXXV.
Di V[ostra] S[ignoria] Illustre Affettionatissimo Servitore Andrea Gratiolo.
Allo Illustre mio Signore osservandissimo, il Signor Conte Mario Bivilaqua.
Questa mia Tragedia, Illustre Signor Conte, la quale tante, & tante volte, nel colmo de i maggiori miei travagli, ha pianto & sanghiozziato meco, se ne viene hora humilmente sotto il glorioso Tetto vostro per riposarsi, & per prender forza dalle honorate virtù, ch'in voi soggiornano ; come veramente da quello, il cui valore è vero sostegno alle honorate fatiche altrui. E quale appoggio meglio se le conveniva ? poscia, che voi Signore Illustre siete in questi infelicissimi tempi il vero Apollo, & la liberalissima Casa vostra il Parnaso da cui scaturiscono l'ACQUE, alle cui limpid' onde si rinfrescano quelli, che affaticati, e stanchi vanno poggiando l'erta cima di Pindo ? Taccio per esser noto al mondo, che sotto questo nobilissimo Albergo vostro fiorisca la Pittura, s'illustri il Disegno, rinverdisca la Scoltura, & si rischiari la Musica ; ma solo dirò, che lo Studio delle buone lettere quivi è per rihavere l'antica sua riputatione, havendo V[ostra] S[ignoria] Illust[re] fatto una delle più belle, & copiose librarie, che hoggidì sia in qual si voglia luogo d'Italia. Questa mia fattura, adunque si dovea lasciar vedere segnata in fronte di nome cosi honorato, & famoso, il quale verrà talmente ad abbellirla, che potrà il Mondo (mal grado de i maligni) allegramente rimirarla. Prego adunque V[ostra] S[ignoria] Illust[re] à farla degna della gratia, & favor suo ; il che facendo, come io spero, la Mustafà sua sorella, la quale ancora se ne stà involta ne' suoi primi panni, si affretterà con miglior animo de vestirsi i nuovi, ch'io le vado preparando, & à V[ostra] S[ignoria] Illustre, basciando la mano, humilmente faccio riverenza.
Di Verona il 25. di Febraro. 1582. Di V[ostra] Sig[noria] Illustre Affettionatissimo Servitore Francesco Mondella.
Al molto Mag[nifi]co et Illustre Sig[nor] mio osservandissimo. Il Signor Conte Mario Bevilacqua.
Poi che per gran bontà di Dio Molto Magnifico, & Illustre Sig[nor] mio osservandissimo, mi trovai libero da le perigliose procelle, & da le travagliate tempeste del secolo, & ridotto nel sicurissimo porto de la religione, dove con tanta quiete meno i giorni de la vita mia, Mi deliberai (havendo già renunziato à tutto quello, che dal mondo havessi potuto sperare) rimover da me parimente ogni occasione, onde qualche desiderio d'honore mi fusse potuto nascere. Il perche havendo ne la mia gioventù, quando mi ritrovava ne lo studio celebre di Padova, messe in carta alcune espositioni, & annotazioni sopra la Filosofia morale, & naturale d'Aristotile ; per non ci haver più à rivolger l'animo ne il pensiero, ne feci dono à Flavio Figliucci mio caro nipote, giovane assai desideroso di sapere, & non mediocremente essercitato in quelli studii, che ad un Gentilhuomo son richiesti ; acciò che nò venessero in altre mani. Ma egli essendo stato (come afferma) pregato, & stimolato piu volte da molti à mandar fuori la interpretazione, che io feci sopra la Politica d'Aristotile ; per accompagnar quella, che nel medesimo tempo composi sopra l'Ethica del medesimo Filosofo, & poco dipoi diedi à la stampa, si come promesso havea, con molte vive ragioni ; le quali Vostra Signoria Illustre potrà vedere ne la Epistola, ch'egli scrive à i Lettori, mi ha persuaso à mutar consiglio, & satisfare al suo honesto desiderio. Et cosi gl'ho concesso, che mandi in luci questa mia vecchiezza scoprirsi l'imperfetto de la mia giovinezza, & dovendo comparire a la presenza d'huomini questo mio parto imperfetto, & esser gustato questo frutto acerbo, mi cadde subito nel pensiero, che dovendo mostrarsi in publico, portasse in fronte l'honorato nome di Vostra Signoria Illustr[issima] giudicando non poter haver più saldo scudo, per difendersi da le calumnie de' maldicenti, che la sua sicura protezzione. Et come che gl'altri, che mandan fuor l'opere loro, costumino dedicarle à gran Principi : Io che giudico quello esser vero Principe, che à l'animo suo signoreggia, & che soggiogando le sue passioni, virtuosamente mena la vita sua, & per si fatta guisa si rende chiaro, & Illustre, Et che insieme benissimo conosco quanto, non pure in Verona, ma per tutta l'Italia sia celebre il valore de l'Illustre Sig[nor] Conte Mario Bevilacqua, Et quanto da tutti i virtuosi sia honorato il suo animo Signorile, che più spira natura di Principe, che di privato Gentilhuomo, & quanto siano approvate le sue magnanime imprese, & non pur lodata, ma con stupore ammirata la Magnificenza, & lo splendore che ciascun vede, & prova de la sua nobil casa, ridotto, & albergo di tutta la Nobiltà di Verona ; Ho per tanto giudicato (ne credo ingannarmi) dedicando questa mia composizione à Vostra Sig[noria] Illustre, non partirmi da quello, che gl'altri compositori soglion fare. Et rendendomi certo, che con la medesima cortesia, & benignità habbi à ricevere questo mio picciol dono ; con la quale s'è contentata raccogliermi, & accettarmi frà quelli, che da lei son favoriti, & farmi participe de' suoi virtuosi trattenimenti ; non ho voluto cercare altro personaggio, à cui questo mio libro indrizzar dovessi. Non perche ella in esso imparasse quello, che insegna Aristo[tile] intorno à la Scienza Politica, (che ben so io quanto ella sia introdotta ne la dottrina di questo gran Filosofo) ma per che si rallegrasse d'haver cosi essattamente essequiti i precetti Politici, & nel promuovere con i suoi saggi, & prudenti consigli la sua nobil Patria à la felicità, & nel reggere la virtuosa Città de l'anima sua si fattamente, che sia essempio, & ritratto vivo di bontà à chiunque in quella risguarda. Mi riputarò donque à singolar grazia, ch'ella si degni accettar questo segno de la devozion mia verso la sua bontà. Non dubitando punto, che questa mia dechiarazione, per semplice ch'ella sia, non habbi da essere stimata, & tenuta in preggio, & con ogni rispetto da tutti i virtuosi ricevuta, e letta, quando s'intenderà, che dal suo saldo giudizio sia stata approvata, & da lei favorita, & tenuta cara. Et io mi riputerò à grande honore, che ne la sua gioconda, & copiosa Libraria in compagnia di tanti, & cosi gravi Authori sia riposto anco questo mio volume ; il quale da lo splendor di quel luogo, & da l'autorità di Vostra Sig[noria] Illustre prendera tal qualità, che con quello ogni sua imperfezzione potrà agevolmente ricoprire.
Di Verona à li xxix. Di Maggio del [M. D.] LXXXIII. Di Vostra Signoria Illustre. Affetti[o]natissimo, & prontissimo per servirla. Fr[ate] Alessio Figliucci.

1584 : Gelmi, Giovanni Antonio. Sonetti di Gio. Antonio Gelmi pistor Veronese (1584)

Illustri ac generoso Comiti Mario Bivilaquæ Federicus Cerutus S[alutem] D[icit] P[lurimam].
Natura eam vim nostris animis esse insitam, scripserunt Sapientissimi quidam, ut nisi prorsus se ipsum negligere velit homo, non invitus adducatur ad ea præstanda, quæ tum dictis, tum factis divinum illud, quod in nobis est, declarent. Quem enim adeo hebetem videas, qui si modo se ipsum velit colligere, & indagare tentet, cur ita à summo illo rerum opifice sit creatus, non intelligat, atque statuat ; non debere ipsum, sui parum studiosum, brutorum more, in diem vivere ; quin potius in communem utilitatem aliquid semper afferendo, talem se præbere, ut de hominibus bene merendo, se, suumque nomen ab omni prorsus vindicet interitu ? Ad hanc etiam ingenitam nobis vim (si quid video) accedit communis hæc vitæ ratio, cui cum sæpe multa desint, quorum causa aliorum opes sint implorandæ, nimirum multa quoque cæterorum hominum gratia sunt excogitanda, et in medium afferenda, quibus dum ingenii nostri præstantiam indicamus, unà etiam humanitas illa, à quà nomen ducimus, cunctis hominibus innotescat. Atque haud scio, Mari generose, an ista præstantior ulla alia ad animorum excellentiam declarandam excogitari queat ratio : dum enim homo, ut aliis prodesse possit, studet, & suis demum laboribus prodest, tunc ab otio, quo nihil magis adversari scimus mentibus nostris, se ipsum abducit ; et ad agendum expeditus, alis animi expassis evolat eò, unde sentit se discessisse. Rem vero ita esse, præclara illorum facta indicant, qui quandiu vixerunt, ita vixisse voluerunt, ut postea suum nomen oblivione non fuerit deletum. Equidem hac ego opinione ita semper delectatus sum, ut cum libentissime audierim illorum nomen laudibus efferri, qui studio, opera, diligentia, ingeniique sui præstantia posteritati commodi plurimum attulissent, tum etiam iisdem præcipuum quendam honorem gratus præstiterim : quorum ego excitatus exemplo minus mirandum fuerit, si mihi ipsi animos addens, obire statuerim ea, in quibus exiguum fortasse ingenii mei lumen eluceret ; at aliquid proferendi in communem hominum usum significatio extaret non vulgaris. Quamobrem cum viderem, Horatiana scripta tanti semper à viris sapientissimis esse facta, ut res memorabiles multas, ad omne genus hominum valde pertinentes, in illis tractari meritò affirmarint, hæc eadem uberiori paraphrasi explicanda mihi suscepi ; quorum partem cur ita tibi dicare voluerim, nunc ostendam. Ego, vir illustris, sive æquitatis, seu honesti habenda sit ratio, fateor, non posse hos meos labores tibi non deberi : quòd enim Gregorius pater tuus, vir omni laude cumulatissimus puerulum me sacro baptismi lavacro susceperit, hocque sibi nomine plurimum gauderet, si quando quam de me conceperat opinionem in dies eam adaugeri videret, quì possum humanissimi illius viri posteris (quando vivo non possim) grati animi significationem aliquam non præbere ? tibi vero præcipue, cujus naturæ bonitas ea est, ut à probis parentibus, ea virtus, ut à fortibus profecta esse videatur. ad quos cum tu multis ab hinc annis animum retulisses, quid mirum si præter decus, et gloriam nihil in vita cogites ? Ex tuis majoribus extitere non pauci, qui militaris rei peritissimi viris principibus egregiam navarunt operam ; ita ut illorum præstantia, summaque virtute ad gloriam domesticam non parum accessionis sit factum : quos inter egregios multos extitisse Gulielmum, atque Galeotum testantur diplomata illa, quæ summa cum diligentia domi tuæ jam multos annos servari scimus. Iidem etiam cum intelligerent, conditionem literarum bellica virtute non inferiorem esse, fortasse etiam meliorem, ut quòd disertiorum virorum fama nulla temporis circumscriptione terminetur, ne hac in parte sibi ipsis defuisse viderentur, studiosè adeo disciplinas omnes coluerunt, ut mirum minime fuerit, si ex illustri tua familia, quæ affinitate sibi devinxit clarissimas Italiæ, Germaniæque familias, ortum duxerit Joannes Picus Mirandulanus, meritò ob animi rarissima dona cognomine Phœnix appellatus : Is enim ex filio Catherinæ Bivilaquæ, matronæ probatissimæ nepos, Joannes etiam Franciscus Picus, cognomento Philosophus ex eodem filio pronepos fuit. Jam de laudibus Francisci juris utriusque peritissimi, equestrique dignitate ornati, ne tuis auribus servire videar, nolo multus esse. Nimirum, fortes creantur fortibus : ad moresque conformandos, atque etiam inserendos plurimum valet stirps generis, & educatio. Hæc tu omnia cum ab ineunte ætate cogitare cœpisses, Patavium, Bononiam deinde te contulisti, ut optimarum disciplinarum præceptis imbutus aliquando vita, & moribus hæc eadem exprimeres : quod facilè assecutus, egregiè adeo præstas, ut nemo sit, qui tuam animi singularem æquitatem vehementer non admiretur : nemo, qui tuam magnanimitatem, benevolentiamque erga omnes bonos magnopere non suspiciat. Cum vero plerunque fortunam sequatur insolentia, rerumque secundarum comes esse soleat arrogantia, quis est, (nisi prorsus ab honesto abhorreat) qui tuam illam animi moderationem, summamque mansuetudinem non ferat in cœlum ? Has tu virtutes perpetuo retines, harumque ita studiosus es, ut tanquam Ægide illa munitus ad dubios casus fidere tibi ipsi possis certius. Possem hìc cæteras animi tui præclaras dotes recensere ; utque morum tuorum suavitate, vita puriter acta, ita omnes in tui amorem allicis, ut qui musas colant, virtutisque amantes sint, libenter in te uno conquiescant. Quod ita esse, testatur illa proborum hominum consuetudo, qui frequentes te honoris causa invisunt, & domum sæpius se conferunt tuam, ut jucundissimis sermonibus tecum traducant tempus. Hìc musicis rithmis animus interdum oblectatur ; persæpe vero gravissimis de rebus suscepta disputatione, aut politiorum virorum scriptis in medium prolatis mens alitur : ubique resonant domi tuæ sapientum voces, quam si quis ingrediatur, et Bibliothecam, à te magnis sumptibus extructam, videat, vere cum Aristippo illo inspiciente mathematica schemata, in arena inscripta, erigit se ipsum, lætaturque plurimum, quod hominum videat vestigia. Verum hæc respuunt fortasse aures tuæ, ut illius, qui rectè factis magis gaudeat, quàm laudibus delectetur. Mihi tamen ipsi satisfecero ; quòd cum hæc de te pauca dixerim, in his me mendacem neutiquam deprehendent optimi quique ; intelligentque, sive meum erga te officium, seu tuum in ipsam virtutem perpetuum amorem aspiciant, esse, cur paraphrasim hanc in quatuor carminum Horatii libros, tibi consecratam, emiserim. Vale.

1587 : [Lombardi, Bernardino]. Rime dell'Acuto in lode dell'onoratissimo ridotto dell'illustre signor conte Mario Bevilacqua (Vérone : Girolamo Discepolo, 1587)

 ↑  Bevilacqua, comte Alessandro [Conte della Bevilacqua e di Minerbe] (1559–1614) 

Références historiographiques

[p. 717] Oltre che ci sono in quella [Academia Filarmonica] de' principali gentilhuomini della Città, in questa professione tali, che poco hanno bisogno di maestro, trà quali per occasione d'onore, & per meriti singulare piacemi di nominare il Conte Alessandro Bevilacqua, il quale giovinetto per nobiltà di sangue Illustre, & per beni di fortuna frà primi, non s'è sdegnato di apprender l'arte di comporre in Musica, nella quale è riuscito eccellente onorando egregiamente non solo l'Academia sua, ma il famoso ridutto del Conte Mario suo zio, ma più se medesmo con le rare qualità & degne maniere de' suoi costumi, doti peculiari però di tutta quella illustre casa. [p. 214] Indi scende a raccontare come fra molti onorati Gentiluomini, che nella Musica maestri eccellentissimi singolari vi comparivano, dice che il Conte Alessandro Bevilacqua non s'era sdegnato apprendere l'arte di comporre in musica ; dal qual discorso parrebbe che in questa scienza uomini bassi e vili solo in que' tempi s'esercitassero, e che perciò i Nobili, come da cosa bassa ed abietta se ne astenessero. [p. 249] Cariche di Verona
1595 : Vicari della Casa de' Mercanti. Co: Alessandro Bevilacqua.
1598 : Proveditori alla Sanità. Co: Alessandro Bevilacqua.
1599 : Proveditori di Comun. Co: Alessandro Bevilacqua.
1607 : Proveditori di Comun. Co: Alessandro Bevilacqua.
[p. 183] LXXXVI. CONTE ALESSANDRO.
Erede del suo bel genio, spezialmente per Euterpe, e Tersicore, il Conte MARIO lasciò il Conte ALESSANDRO suo nipote, nato nel 1559. Che se questi nol pareggiò forse nell'adunar tante suppellettili erudite, il superò certo nell'intelligenza della Musica, nella quale non semplice estimatore, e parziale, ma competente giudice, autor elegante, e profondo teorico il fecero comparire gli Scritti, che in tal materia compose. Perfino le Storie della sua Patria lo hanno celebrato per cotal pregio singolarissimo. È da sentirsi il Corte [Stor. di Ver. lib. XX], il quale dopo di aver esposto, che fin dal 1543. delle due Accademie degl'Incatenati, e de' Filarmonici di Verona se ne fece una sola sotto il secondo titolo, e che tra gli esercizj musicali, che vi si tenevano, s'introdussero ancora quegli spettanti ad ogni altra Scienza, ed Arte liberale ; e dopo di aver enumerati i più celebri Professori, che vi fiorirono, e tra questi i coltivatori della musica da lontane parti invitativi, soggiunge, che a' suoi giorni poco, o nulla era d'uopo cercar Maestri d'altra nazione. Vi sono (dice egli) de' principali gentiluomini della città in questa professione tali, che poco hanno bisogno di maestro ; tra quali per occasione di onore, e per meriti singolari piacemi di nominare, il Co. Alessandro Bevilacqua, il quale giovinetto per nobiltà di sangue illustre, e per beni di fortuna fra primi, non s'è sdegnato di apprendere l'arte di comporre in musica, nella quale è riuscito eccellente, onorando egregiamente non solo l'accademia sua, ma il famoso ridutto del Co. Mario suo zio, ma più se medesimo con le rare qualità, e degne maniere de' suoi costumi, doti peculiari però di tutta quella illustre casa. Ma non si vuol tenere il Conte ALESSANDRO per uno di quei Nobili atti solo al solazzo. La Patria il vidde nell'anno 1595. sostenere la carica di Vicario de' Mercanti, nel 1598. quella di Provveditore di Sanità, nel 1599. e 1607. quella di Provveditore di Comune [Biancolini Supplem. al Zagata Vol. II. pag. 274], finalmente nel 1613. quella di Ambasciador pubblico al nuovo Doge di Venezia Marco Antonio Memo. Fuori della Patria servì il Duca Vincenzo I. di Mantova col titolo di Camerier segreto, succedendo in tal carica nel 1604. al Conte CLAUDIO suo fratello. È molto distinto l'onore, che gli compartì quel Principe nell'occasione delle Nozze più volte qui indicate del suo Principe primogenito Francesco con Margarita di Savoja l'anno 1608.. Instituitosi da lui in quel tempo l'Ordine Cavalleresco del Redentore, nella prima promozione di soli quattordici Cavalieri sei ne elesse del sangue Gonzaga, e gli altri otto di altre Famiglie, fra i quali diede il sesto luogo al nostro Conte ALESSANDRO BEVILACQUA [Amadei Suppl. ai Fioretti della Cron. di Mantova del Giunta], che l'aveva accompagnato con seguito sfarzoso a Torino. L'anno, in cui venne egli a mancare, fu il 1614. a' 25. di Giugno. Con una funebre Orazione, che pubblicò il Medico Veronese Andrea Chiocchi [In Fun. Illustriss. viri Alexand. Bevilaquae Com. & Equit. Redemptoris varia praestantissimor. viror. tum graeca, tum latina, ac etrusca Poesis, cum in fin. addiectum Encomium. Veronae typis Angeli Tami 1615. in-8], preceduta da varie Poesíe Greche, Latine, e Toscane di varj Autori, e dedicate al Cardinale e Duca Ferdinando di Mantova, si perpetuò la memoria di questo degno Cavaliere, il quale era stato l'arbitro de' suoi Concittadini.
[fasc. 16] Bevilacqua di Verona.
[Alessandro] Nato nel 1559. Vicario della casa de' Mercanti nel 1595, provveditore di Sanità nel 1598, provveditore del Comune nel 1599 e 1607, oratore di congratulazione al Memo eletto doge nel 1613. Fino dal 1604 era stato eletto camerier secreto di Vincenzo duca di Mantova, che nel 1608 lo nominò cavaliere dell'ordine allora istituito del Redentore. Era uomo di grande intelligenza nella musica, onde fu splendore dell'academia de' Filarmonici di Verona. Morì nel 1614, 25 giugno.

Œuvres musicales

→ madrigaux composés par Alessandro Bevilacqua :
n° 7 : Donna, che, saggia quanto bella sete. Di Alessandro Bevilacqua
n° 9 : Non può, dolce mia vita, altro che morte. Di Alessandro Bevilacqua
(recueil dédié à Mario Bevilacqua)
→ madrigal composé par Alessandro Bevilacqua :
n° 1 : Soavissimo ardore, che da la vista mia. Del Dedicato Academico [= A. Bevilacqua] (G. B. Guarini)
(recueil dédié à Alessandro Bevilacqua)
→ canzonas instrumentales intitulées en hommage à Alessandro Bevilacqua :
n° 1 : La Bevilacqua [a 4]
n° 18 : La Bevilacqua A 8
(recueil dédié à Alessandro Bevilacqua)

Dédicaces de recueils musicaux

1585 [RISM S 6444 et 1585³³]
Stivori, Francesco. Il primo libro de madrigali a cinque voci, di Francesco Stivori organista della magnifica Communità di Montagnana, novamente composti, et dati in luce (Venise : Giacomo Vincenzi & Ricciardo Amadino, 1585)

1594 [RISM B 0041 et 1594¹⁰]
Baccusi, Ippolito. Di Ippolito Baccusi, maestro di cappella nel domo di Verona. Il primo libro de madrigali a tre voci, novamente datti in luce (Venise : Ricciardo Amadino, 1594)

1596 [RISM M 1255 et 1596¹⁴]
Masnelli, Paolo. Di Paolo Masnelli veronese, organista del duomo di Verona, et dell'Academia de' signori Filarmonici. Madrigali a cinque libro secondo (Venise : Ricciardo Amadino, 1596)

Al molto Illustre mio Signore osservandiss[imo] il Signor Conte Alessandro Bevilacqua.
La protettione, che V[ostra] Sig[noria] molto Illustre tiene de Virtuosi, & particolarmente de professori della Musica, molti de quali, con la occasione della sua Academia, che per modestia è da Lei chiamata Ridotto, honoratamente trattiene nella sua Illustriss[ima] Casa, mi hà dato ardire di dedicarle queste mie Canzoni, accioche ancora io possa per l'avvenire essere da Lei conosciuto, & annoverato nel suo Ridotto, & anco favorito dalla sua virtuosa Gratia : Et queste mie Canzoni freggiate dell'Illustriss[imo] suo nome possano honoratamente comparire in ogni loco : Et con questo fine le prego da N[ostro] Sig[nor] Dio ogni felice contento.
Di Brescia il dì 6. Ottobre 1600. Di V[ostra] Sig[noria] Molto Illustre Affettionatiss[imo] Ser[vitore] D[on] Floriano Canale.

1600 [RISM P 0793]
Pallavicino, Benedetto. Di Benedetto Pallavicino maestro di capella del Serenissimo Sig. Duca di Mantova, et di Monferrato, il sesto libro de madrigali a cinque voci novamente composto, et dato in luce (Venise : Angelo Gardano, 1600)

 ↑  Prati [Prato], Antonio Maria († c. 1636, avant 1642)

Notice bio-bibliographique

[Dizionario biografico] Parma XVI secolo–Parma 1636 c.
Figlio di Andrea. Professò il notariato, e fu Procuratore impiegando particolarmente il suo patrocinio, et ogni opera sua nel difendere cause pie e de' poveri, non mirando di conseguir altra mercede che quella, che da Dio largo rimuneratore d'ogni bene s'aspetta. Egli era tutto dato allo spirito, e molto inclinato alla pietà (Ranuccio Pico). Il Prati scrisse poesie in latino e in volgare, trattando argomenti sacri e teatrali. conobbe ed ebbe corrispondenza con Angelo Grillo e con Guid'Ubaldo Benamati, nella prima parte delle cui Rime s'incontra un sonetto al Prati con la relativa risposta. Fu autore di rappresentazioni spirituali corredate dai relativi intermedi di tipo semplice improntati alla musica madrigalesca con abbondanza di cori. A detta dell'Affò (tomo V, pp. 16–17) erano come lavoro letterario ridicole, tediose, assurde, mentre la Burgio scrive trattarsi di tragedie a sfondo religioso ricche di spunti e scritte in stile agile e cantabile. Si conoscono : Margherita ravveduta (1612), Maria riacquistata (1614), Egittia pentita (1615), Tito convertito (1617) e Vittoria migliorata (1623).
Fonti e Bibl. : I. Affò, Memorie degli scrittori e letterati parmigiani, V, 1797, 16–17 ; Aurea Parma 3/4 1959, 198 ; Balestrieri, 20–21 ; A. CerutiBurgio, Parma rinascimentale e ducale, Parma, Tecnografica, 1996, 104, 137–151.

Références historiographiques

[p. 303] Al Signor Antonio Maria Prato. Parma.
ARGOMENTO. Con tacita maniera lo ringrazia dell'offerta amicizia sua, & de' versi.
Il Signore Ambasciator Prato hieri à punto fondò la nostra amicitia sù la soda pietra d'una cortese, & affettuosa visita piena di naturale ingenuità : & di replicate offerte espressive di affettione, & di honore ; doppo le quali quasi bramoso di dare allhora allhora principio all'atto prattico, mi appresentò subito il dono della gentilissima lettera di V[ostra] Sig[noria] tanto pretioso, quanto da me viene stimata l'amicitia di soggetto di bontà, & di valor singolare. Sol mi son doluto di me stesso, che havendo ricercata Vostra Signoria buona pezza nella mia memoria ; non l'hò saputa ritrovare in modo, che non mi paia nuovo l'acquisto. Et s'è pur vero ch'io l'habbia perduta, non sò, se per mia dapocagine, ò mia disavventura, la terrò nell'avvenire sì stretta, & fissa nel cuore, che non mi fuggira più della memoria ; & stimerò doppio l'acquisto, & doppio l'obligo di rispondere à' versi, se non co' versi almeno co' prieghi, da che V[ostra] Sig[noria] per sua benignità me lo concede, e sì cortesemente mi soprafà. Benche non è mai vergogna esser superato in duello di cortesia, mentre non sì depongon l'armi, & così vinto sì mostra di voler vincere. Deporrò ben'io hora la penna ; per non parer ch'io voglia con soverchi colori di ostentata favella adombrare il perfettissimo dissegno della sua gentilezza, che Dio Nostro Signore ricompensi di celesti, & immortali gratie.
Di Roma
.
[p. 131] Antonio Maria Prato.
Bench' egli fosse di professione Notaro, & attendesse all'essercitio di Procuratore, impiegando particolarmente il suo patrocinio, & ogni opera sua nel difendere cause pie, e de' poveri, non mitando di conseguire altra mercede, che quella, che da Dio largo rimuneratore d'ogni bene s'aspetta, hebbe nondimeno gran vena di Poesia, e fù assai benemerito delle Muse, si come ne rendono ampio testimonio alcune sue opere, che si veggono in istampa, e trà le altre quella, che intitolò la Vittoria migliorata, ove rappresenta la Vita, e morte di Santa Vittoria Vergine, e Martire, ch'egli compose a contemplatione d'una nobile Matrona, che ancor hoggi vive con fama di singolare pietà, & d'incomparabile integrità di vita [S'intende di Vittoria Cantelli Baiardi moglie del Dottor Gio[vanni] Battista Baiardi], e come che esso Prato era tutto dato allo spirito, e molto inclinato alla pietà, & che, si come dice apunto l'Abbate Grillo in una lettera, che gli scrive, merita d'essere stimato non solo per lo valore suo nelle lettere, ma anche per la bontá di vita, cosi tutte le sue opere erano spirituali, ne haverebbe speso inchiostro per iscrivere cose profane, egli morì pochi anni sono nella patria con opinione d'una mirabile bontà di vita.
[p. 79] La Margherita Ravveduta, Rappresentazione Spirituale d'ANTONIO MARIA PRATI, con otto Intermedi ; quattro per la Margherita Ravveduta, e quattro per la Taide Convertita, altra Rappresentazione dello Stesso. In Parma per Anteo Viotti 1612. in 12. La Maria Racquistata, altra dello Stesso, con otto altri Intermedi. In Parma per il detto Viotti 1614. in 12. Il Tito Convertito', altra dello Stesso, con otto altri Intermedi. In Parma per il detto Viotti 1617. in 12. [tome IV p. 230] PRATI ANTONIO MARIA, che dal Guasco si dice Reggiano di patria [Stor. Letter. di Reggio p. 314], è autore de' seguenti Drammi.
  1. La Margherita ravveduta, rappresentazione spirituale, con otto Intermedi, quattro per la Margherita ravveduta, e quattro per la Taide convertita, altra Rappresentazione dello stesso : In Parma : per Anteo Viotti 1612. in 12.
  2. La Maria racquistata con otto altri Intermedi. Ivi : 1614. in 12.
  3. Il Tito convertito con otto altri Intermedi. Ivi : 1617. in 12.
  4. L'Egizia pentita con quattro Intermedi. Ivi : 1615. in 12.
  5. La Vittoria migliorata. Ivi : 1621. in 12.
Il Guasco ne accenna un Sonetto innanzi al Discorso della vita umana del Fiorentini. C[onte] C[rispi]
[tome VI/1 p. 168] [Tomo IV Pag. 230] Antonio Maria Prati dal Guasco detto Reggiano, vien detto Parmigiano da Ranuccio Pico [Appendice degli Uomini Ill.], che gli fu contemporaneo, e che perciò sembra più degno di fede.
[p. 16] CCXXII. ANTONIO-MARIA PRATI.
Di un Antonio-Maria Prati Dottore fece menzione il Guasco nella Storia litteraria di Reggio, affermando di non aver veduto del suo fuorchè un Sonetto premesso al Discorso della Vita umana del Fiorentini [Pag. 314]. Che il Dottore noto al Guasco fosse di Reggio concedasi pure ; ma non conveniva confonderlo con Antonio-Maria Prati Notaio parmigiano, come fece il Conte Crispi negli Articoli degli Scrittori di Reggio inseriti nell'eruditissima Biblioteca Modenese del celebre Tiraboschi, che nelle Aggiunte ritrattò saggiamente un tal errore [Tomo vI, pag. 168] su l'autorità del nostro Ranuccio Pico. Antonio-Maria fu figliuolo di Andrea, e, come dissi, professò il Notariato, e attese all'esercizio di Procuratore, impiegando particolarmente il suo patrocinio, (dice il Pico) et ogni opera sua nel difendere cause pie e de' poveri, non mirando di conseguir altra mercede che quella, che da Dio largo rimuneratore d'ogni bene s'aspetta. Egli era, soggiunge, tutto dato allo spirito, e molto inclinato alla pietà [Appendice parte v, pag. 131] ; ed avendo vena di poesía latina e volgare, trattò argomenti sacri, singolarmente teatrali. Convien tuttavía confessare, che la divozione poco gli lasciò badare alle drammatiche leggi, e che nel comporre seguì il solo istinto, non l'arte. Il Padre Abate Don Angelo Grillo rispondendo una volta ad una sua Lettera inviatagli con certi versi mostrò di averne formato alto concetto [Grillo Lettere pag. 288] Trovasi aver avuto amicizia anche con Guid'Ubaldo Benamati vissuto in Parma più anni, nella prima parte delle cui Rime s'incontra un Sonetto al Prati colla risposta. Il Pico, che nel 1642 scriveva, lo disse morto pochi anni addietro in patria con opinione di una mirabile bontà di vita.
OPERE.
  1. La Margherita ravveduta ; Rappresentazione spirituale d'Antonio-Maria Prati, con otto Intermedi dello stesso. In Parma appresso Anteo Viotti 1612, in-12. Versa intorno la conversione di Santa Margherita da Cortona.
  2. La Maria racquistata ; Rappresentazione spirituale, con otto Intermedi. In Parma appresso Anteo Viotti 1614, in-8.°. Fingesi questa Maria esser nipote di un Eremita chiamato Abramo, che, fuggita dalla solitudine per menar vita licenziosa, alfin si converte. Lo Stampatore la dedicò a Margherita Aldobrandina Farnese Duchessa di Parma.
  3. L'Egizia penitente ; Rappresentazione spirituale ec.. In Parma per Anteo Viotto 1615, in-12. Anch'essa ha i suoi Intermedi. L'Impressore l'indirizzò a Monsignor Alessandro Rossi Vescovo di Parma.
  4. Vita della Beata Orsolina da Parma, composta in idioma latino per il Rev. Patre D. Simon Zanacchi Certosino Parmigiano, e ridotta nuovamente in lingua volgare. In Parma appresso Anteo Viotti 1615, in-12. Che questa traduzione sia del Prati l'assicurano Documenti del Monistero di San Quintino. In fine sta un suo Sonetto.
  5. Tuo convertito ; Rappresentazione spirituale ec., con otto Intermedi. In Parma appresso Anteo Viotti 1617, in-12. Diretta dall'Impressore al Vescovo Pompeo Cornazzano, nel cui palazzo era stata recitata.
  6. Vittoria migliorata, altra Rappresentazione sacra ricordata dal Pico, e composta ad istanza di Vittoria Cantelli moglie del Dottor Giambatista Baiardi. Fu impressa nel 1621 dal Viotto in-12.
  7. Poesíe diverse sparse in vari libri, e segnatamente due Sonetti nella Teorica e Pratica di Musica del Ponzio, impressa nel 1595. Un Epigramma latino in lode degli Annotatori allo Statuto di Parma, pubblicati nel 1599. Una Canzonetta sopra Gesù avanti le Meditazioni del Marchese Gian-Paolo Lupi, edite nel 1621. Un Sonetto dopo la Funebris Pompa del Duca Ranuccio I, descritta dal Carissimi ; ed altri saggi simili in più luoghi.

 ↑  Serego [Sarego], comte Giordano († 1630)

Références historiographiques

[p. 43, édition de 1727] Morì non molto dopo Giordano Serego Conte, Cavaliero di qualità singolari ; & il più attempato de' Signori alla Sanità. E morì anco Michel Sacramoso Cavaliero di conspicue qualità : l'uno e l'altro Padre gravissimo nell'Academia Filarmonica, in vece de' quali furono molto degnamente eletti ne' loro luoghi con applauso, & allegrezza, Nicola Rambaldo Cavaliero, e Lodovico della Torre Marchese, soggetti di nobilissime conditioni. Fù openione, che l'uso troppo familiare degli Antidoti calidi uccidesse il Conte Serego. [p. 249] Cariche di Verona
1604 : Proveditori di Comun. Co: Giordano Serego.
1609 : Proveditori di Comun. Co: Giordano Serego.
1611 : Proveditori di Comun. Co: Giordano Serego.
1615 : Proveditori alla Sanità. Co: Giordan Serego in luogo del Co: Giusti.
1616 : Proveditori di Comun. Co: Giordan Serego.
1623 : Proveditori di Comun. Co: Giordano Serego.
1626 : Proveditori alla Sanità. Ottavio Donisi in luogo del Co: Serego.

Dédicaces de recueils musicaux

1587 [RISM B 4202]
Bozi, Paolo. Di Paolo Bozi veronese il secondo libro de madrigali a cinque voci novamente composti, et dati in luce (Venise : Ricciardo Amadino, 1587)

1591 [RISM B 1716]
Bellasio, Paolo. Di Paolo Belasio veronese maestro di musica nell'Accademia dell'Illustrissimi Signori Accademici Filarmonici. Madrigali a 3. a 4. a 5. a 6. a 7. et a 8. voci. Novamente composti, et dati in luce (Venise : Ricciardo Amadino, 1591)

Dédicaces de recueils non musicaux

All'Illustre Sig[nor] Conte Giordano Sarego.
Io non mi saprei mai dar à credere, che, se l'Illustre Sig[nor] Co[nte] Marc'Antonio di grata memoria vostro padre non havesse molto fidato in me, si fosse dato à persuadere l'Illust[re] Sig[nor] Co[nte] Gerardo d'Arco suo parente à porsi nelle mani, & sotto la cura mia ; nè, dopo il felice successo, mi havrebbe dato in governo Camillo vostro fidelissimo cameriero, Polidoro suo fattore, & Calimerio suo fidato. Et perche gli Emuli miei dicono, che io uccido gli huomini con il vino, & buoni cibi, mi giova addure per testimonio delle cure & successi passatimi per le mani sotto i tetti del vostro palazzo, la persona vostra, che con tutta la numerosa sua famiglia sa molto bene come riuscirono, à confusione delle bugie loro.
Mi havea pregato l'Illustre Sig[nor] vostro padre, che io pigliasse la protettione del detto Sig[nor] Co[nte] Gerardo, & esso mi haveva narrato tutta la indispositione sua, & medicami usatili da altri Medici di salsaperilia, acqua di legno, stuffe, ontioni, profumi, & bagni, & tuttavia penava storpiato & impiagato sì, che conveniva portarlo da luogo à luogo ; & io gli havea discorso l'ordine del sanarlo, sì delle medicine, come della ragione, & regola de i cibi, & vitto suo, & glie lo havevo dato in scritto, quando che egli chiamò alquanti Medici senza mia saputa, & espose loro il medesimo suo male, & cure usateli, & glie ne adimandò suo parere, & consiglio ; i quali, consultato che hebbero tra se, vennero in opinione di replicarli l'acqua del legno con le solite diete ; il qual consiglio non gli piacque, & però gli disse : bene Eccellenti miei pensatevi sopra questa notte, vi pensarò anchor io, dimani tornarete, & io procurarò che vi si trovi ancho il Bovio, & poi faremo quanto ci parerà di commune consiglio. Al che essi risposero : Noi non volemo consultar con il Bovio, che non è de' nostri, & è un'anomalo, & fuori di regola ; alle quali parole detto Signore soggionse. Io son stato in Vicenza, & in Padoa, & ho anchora sentito il parere di quei Medici, mirate mò, & leggete questo consiglio : & si trasse di seno la mia scrittura, et gliela diede. essi, letta che l'hebbero, & bene esaminata, dissero : Signore, questo è un bellissimo, & sanabilissimo consiglio, se V[ostra] S[ignoria] Illustre haverà Medico, che sappia, & voglia tener questo ordine, noi non havemo dubbio alcuno alla sua salute ; a' quali detto Sig[nor] rispose : Questo è consiglio, & parere del Bovio dettomi à bocca da lui, & scritto di sua mano, & mi ha promesso essere egli stesso l'esecutore del negotio. à cui risposero con quella parola nemica de' prudenti, non l'haveressimo mai pensato. Cosi le loro Eccellentie rimasero confuse, & chiarite, & se ne andarono a capo basso. in somma questo Signore è vivo, & sano. Dopo questo fatto, Camillo vostro fedele, dato per spedito da' Medici, che lo giudicavano infranciosato, contro la opinione mia, che era che fossero dolori artetici, ò contrattura per gli incommodi, & disaggi patiti su le guerre, postomi in mano da detto Sig[nor] vostro padre, sendone voi l'impulsore per la lettura del mio Flagello, mangiando buoni cibi, & bevendo vino ragionevole, con cinque delle pillule Eleborine, secondo la traditione mia, prese in cinque giorni continui, & dieci sudate nella botte, secondo l'ordine del mio Flagello, in quindeci giorni rimase sano, & libero, & è di presente piu che mai fosse in filo, con tutto che il Medico vostro gli dicesse, dopo che io l'hebbi liberato, che gli havevo cotto il fegato ne i sudori. A Camillo sottoentrò Polidoro vostro fattore con gravissima doglia di capo, con insonneità continua, & cinquecento buchi nella testa, & pure con buoni cibi, & vino, medicandolo con le decottioni secondo gli ordini del mio Flagello, & applicandogli le feccie delle decottioni sopra il capo impiagato, è sano del tutto, quanto mai fosse in vita sua. Ad esso successe Calimerio, che serviva detto Sig[nor] Conte vostro padre per fedele con l'armi, il quale con febre continua, & gagliarda, stropiato di una spalla, braccio, & mano, & con un ginocchio grosso come una quarta (& questo era morbo Gallico, & gli bisognavano tre servitori à levarlo, & riporlo nel letto nelle occorrenze necessarie, & à cui il Medico haveva pronunciato la morte) raccommandatomi da detto Signor vostro padre in breve sanò, & pure beveva ordinariamente tra il giorno & la notte otto, nove, & dieci caraffe di vino, che summano dalle vinti in vintiquattro libre, od ivi intorno à peso : & in non molti giorni si ridusse à termine, che posto una guardia alla entrata del Medico in casa, egli se ne saltò fuori della sua camera con un paio di calze cremesine, scarpe di maiolica, una s[c]iochetta di ormesino verde, & la sua beretta di veluto con gli pennacchietti, & come che è giocoso, & festevole, fece inanzi al detto Medico sei, od otto capriole in aere, & disse : Dio gratia, & opera del Bovio son scappato dalle mani de' beccamorti, & del prete, contro la predittione vostra, eccomi : onde che il buon Medico rimase con la lingua asciutta. Ella sà parimente, che il Conte Federico Dondonino, nipote del molto gentile, e culto poeta, il Conte Mario vostro fedele Acate, era peggio condotto che il mendico Lazaro, per debilità de' nervi, & ulcere per tutta la persona, nelle mani del Medico Giuliaro. Et io primamente con pistachea, malvagia di Candia, & buoni brodi, & cibi, lo ricoverai, & in pochi giorni, sotto la cura, & governo mio, divenne sano, valido, & gagliardo di tutta la persona, & membri suoi. Con tutte queste cure, & altre vedute da voi, & dal Sig[nor] Conte vostro padre, egli però, nel bisogno, & infirmità sua, non mi fece mai moto di consiglio, ò di aiuto : il che io attribuisco a dispositione divina, che lo lassasse in mano di quelli altri Medici, acciò gli facessero il ponte per passare à vita migliore, volendo la Divina bontà ricompensarlo nella beatitudine eterna delle tante sue opere buone fatte in questa, con queste sue decottioni fatte di sassafras, in vasi di rame, alla esalatione della parte nobile, & scommunicate, & maledette diete. Si che doi giorni prima, che esalasse l'anima benedetta, entrando questi tre servitori insieme nella sua camera, disse. Beati voi che havete havuto Medico, che con darvi ben mangiare, & bere vi ha sanati ; & io mor[t]o di fame & di sete, per opera de gli miei, passo all'altra vita. Et non furono solo questi nostri Medici di Verona, che V[ostra] S[ignoria] Illustre non mancando al pietoso ufficio di buon figliuolo, chiamò, & condusse da Padoa di quei famosi Rabini, nè tutti insieme valsero ad aiutarlo. Queste cose ho io voluto dire, & scrivere, accioche V[ostra] S[ignoria] ne possi far fede, & il mondo veda, & conosca, che non è vero quello che li Emuli miei vanno cianciando per le camere, che io uccida gli huomini con cibi, & vini, & medicine gagliarde : anzi con questi modi revoco à vita, & sanità gli lasciati per morti da loro : & quelli che operano diversamente da me, & dalle traditioni mie, overo per crudeltà gli amazzano, o per dapocagine & ignoranza li lasciano morire con le loro diete gagliarde, & medicine deboli. Ma di gratia sentite bella historia che questa mattina mi ha recitato messer Alvigi cirugico, che medicava gli apestati, della cui opera mi son valso in medicare una donna tutta malfrancese in doglie & piaghe, che pure ho per divina gratia ridotta a sanità, nutrendola bene : & era stata cura del Medico Turchetto, huomo di dottrina admirata da molti, perche suole andare a disputar nelle Chiese, quando vi si tengono conclusioni, & è tenuto haver buona lingua Latina & Greca. Haveva un figliuolino questo cirugico, che stava male, & perche è una cosa medesima con questo Medico, glielo diede in cura, il quale con sue medicine & diete lo ridusse a termine, che gli annonciò la prossima & irreparabile morte. Il padre mosso a tenerezza dalla instanza del figliuolo che li dimandava una scudelletta di tagliatelli, & una suppa nel vino buono, compiacque al figliuolo, non parendogli che fosse bene, che morisse con questa mala satisfattione dell'animo : & egli, che già alquante notti non havea mai dormito, s'adormentò saporitamente, toccandogli spesso il polso il padre a vedere se era anchor morto : in somma dormì tutta la notte, & la mattina si trovò senza febre. Il Medico mandò il servitore la mattina per tempo a vedere se era spedito, il quale li rapportò, che il padre gli haveva detto che era senza febre, & stava bene : la onde il Medico andatovi, tale lo trovò, & senza altro che convenevole nutrimento il figliuolino rimase sano & libero. Sanato il figlio del cirugico, s'infermò il figliuolo del fisico, & andando le cose di male in peggio, il fisico raccommandò il figliuolo al cirugico, il quale lo nutrì medicandolo, & sanò. Et questo mi ha raccontato detto messer Luigi, vedendo che questa madonna Helena Gambacurta, ben nutrita, & medicata da me, è sanata, ove con le diete, ontioni, & profumi non haveva mai potuto conseguir il suo fine. Et certo, Signore, io giudicarei che se le diete sanassero le infirmità, che le medicine fossero soverchie. Le diete dunque, secondo me, sono inventioni de' Medici ribaldi per assassinar gli infermi, & gli ignoranti le usano per non piu sapere. Hora perche V[ostra] Sig[noria] Illustre molte volte mi ha fatto grande instanza, che mi scarichi dalla invettiva, scrittami contro da Medici parabolani & sofisti, sotto nome & ombra del Dottor Claudio Geli, che non mi vide mai, & parlò, come uccello domestico, per bocca de gli Emuli miei, Io ho voluto che questa mia diffesa, à confusione loro, esca sotto il patrocinio, scudo, & fede del nome vostro, che mi conosce, & vede l'opere mie per prova, & ne rende testimonio à gli altri. Alla cui buona gratia di cuore mi offero, & raccommando. Di casa.
Zefiriele Thomaso Bovio.
All'Illustre Signor Conte Giordano Sarego.
Io non mi saprei mai dar à credere, che, se l'Illustre Signor Co[nte] Marc'Antonio di grata memoria vostro padre non havesse molto fidato in me, si fosse dato à persuadere l'Illust[re] Sig[nor] Co[nte] Gerardo d'Arco suo parente à porsi nelle mani, & sotto la cura mia ; nè, dopò il felice successo, mi havrebbe dato in governo Camillo vostro fidelissimo Cameriero. Polidoro suo fattore, & Calimerio suo fidato, Et perche gli Emuli miei dicono, che io uccido gli huomini con il vino, & buoni cibi, mi giova addur per testimonio delle cure & successi passatimi per le mani sotto i tetti del vostro palazzo, la persona vostra, che con tutta la numerosa sua famiglia sà molto bene come riuscirono à confusione delle bugie loro.
Mi havea pregato l'Illustre Sig[nor] vostro padre, che io pigliasse la protettione del detto Sig[nor] Co[nte] Gerardo, & esso mi haveva narrato tutta la indispositione sua, et medicami usatili da altri Medici di salsaperilia, acqua di legno, stuffe, ontioni, profumi, et bagni, et tuttavia penava storpiato & impiagato sì, che conveniva portarlo da luogo à luogo ; & io gli havea discorso l'ordine del sanarlo, sì delle medicine. come della ragione, & regola de i cibi, & vitto suo, & glielo havevo dato in scritto, quando che egli chiamò alquanti Medici senza mia saputa, et espose loro il medesimo suo male, & cure usateli, & glie ne adimandò suo parere, & consiglio ; i quali, consultato ch'hebbero tra se, vennero in opinione di replicarli l'acqua del legno con le solite diete ; il qual consiglio non gli piacque, & però gli disse : bene Eccellenti miei pensatevi sopra questa notte, vi pensarò anchor io, dimani tornarete, & io procurarò che vi si trovi ancho il Bovio, & poi faremo quanto ci parerà di commune consiglio. Al che essi risposero : Noi non volemo consultar con il Bovio, che non è de' nostri, & è un'anomalo, & fuori di regola ; alle quali parole detto Signore soggionse. Io son stato in Vicenza, & in Padoa, & ho anchora sentito il parere di quei Medici, mirate mò, & leggete questo consiglio : & si trasse di seno la mia scrittura, et gliela diede. essi, letta che l'hebbero, & bene esaminata, dissero : Signore, questo è un bellissimo, & sanabilissimo consiglio, se V[ostra] S[ignoria] Illustre haverà Medico, che sappia, et voglia tener questo ordine, noi non havemo dubbio alcuno alla sua salute ; a' quali detto Sig[nor] rispose : Questo è consiglio, & parere del Bovio dettomi à bocca da lui ; & scritto di sua mano, et mi ha promesso essere egli stesso l'esecutore del negotio, à cui risposero con quella parola nemica de' prudenti, non l'haveressimo mai pensato. Cosi le loro Eccellentie rimasero confuse, & chiarite, & se ne andarono à capo basso. in somma questo Signore è vivo, & sano. Dopo questo fatto, Camillo vostro fedele, dato per spedito da' Medici, che lo giudicavano infranciosato, contro la opinione mia, che era, che fossero dolori artetici, ò contrattura per gli incommodi, & disaggi patiti su le guerre ; postomi in mano da detto Sig[nor] vostro padre, sendone voi l'impulsore per la lettura del mio Flagello, mangiando buoni cibi, et bevendo vino ragionevole, con cinque delle pillule Eleborine, secondo la traditione mia, prese in cinque giorni continui, & dieci sudate nella botte, secondo l'ordine del mio Flagello, in quindeci giorni rimase sano, & libero, & è di presente più che mai fosse in filo, con tutto, che il Medico vostro gli dicesse, dopo che io l'hebbi liberato, che gli havevo cotto il fegato ne i sudori : & quel buon Medico è morto, & Camillo vive. A Camillo sottoentrò Polidoro vostro fattore con gravissima doglia di capo, con insonneità continua, & cinquecento buchi nella testa, & pure con buoni cibi, & vino, medicandolo con le decottioni secondo gli ordini del mio Flagello, & applicandogli le feccie delle decottioni sopra il capo impiagato, è sano del tutto, quanto mai fosse in vita sua. Ad esso successe Calimerio, che serviva detto Sig[nor] Conte vostro Padre per fedele con l'armi, il quale con febre continua, & gagliarda, stroppiato di una spalla, braccio, & mano, & con un ginocchio grosso come una quarta, (& questo era morbo Gallico, & gli bisognavano tre servitori à levarlo, & riporlo nel letto nelle occorrenze necessarie, & à cui il Medico haveva pronunciato la morte) raccommandatomi da detto Signor vostro padre in breve sanò, & pure beveva ordinariamente tra il giorno, & la notte, otto, nove, & dieci caraffe di vino, che sumano dalle vinti in vintiquattro libre, od ivi intorno à peso : et in non molti giorni si ridusse à termine, che posto una guardia alla entrata del Medico in casa, egli se ne saltò fuori della sua camera con un paio di calze cremesine, scarpe di maiolica, una s[c]iochetta di ormesino verde, et la sua beretta di veluto con gli pennacchietti, & come che è giocoso, & festevole, fece innanzi al detto Medico, sei od otto capriole in aere, & disse : Dio gratia, & opera del Bovio son scappato dalle mani de' beccamorti, et del Prete, contro la predittione vostra, eccomi : onde che il buon Medico rimase con la lingua asciuta. Ella sà parimente, che il Conte Federico Dondonino, nipote del molto gentile, e culto Poeta, il Conte Mario vostro fedele Acate, era peggio condotto che il mendico Lazaro, per debilità de' nervi, & ulcere per tutta la persona, nelle mani del Medico Giuliaro. Et io primamente con pistachea, malvagia di Candia, & buoni brodi, & cibi, lo ricoverai, et in pochi giorni, sotto la cura, et governo mio, divenne sano, valido, et gagliardo di tutta la persona, et membri suoi. Con tutte queste cure, et altre vedute da voi, & dal Sig[nor] Conte vostro padre, egli però, nel bisogno, & infirmità sua, non mi fece mai moto di consiglio, ò di aiuto : ilche io attribuisco à dispositione Divina, che lo lasciasse in mano di quegli altri Medici, acciò gli facessero il ponte per passare à vita migliore, volendo la Divina bontà ricompensarlo nella beatitudine eterna delle tante sue opere buone fatte in questa, con queste sue decottioni fatte di sassafras, in vasi di rame, alla esal[t]atione della parte nobile, & scommunicate, & maledette diete. Si che doi giorni prima, che esalasse l'anima benedetta, entrando questi tre servitori insieme nella sua camera, disse. Beati voi che havete havuto Medico, che con darvi ben mangiare, & bere vi ha sanati ; & io moro di fame, & di sete, per opera de gli miei, passo all'altra vita. Et non furono solo questi nostri Medici di Verona, che V[ostra] S[ignoria] Illustre non mancando al pietoso ufficio di buon Figliuolo, chiamò, & condusse di Padoa di quei famosi Rabini, nè tutti insieme valsero ad aiutarlo. Queste cose hò io voluto dire, & scrivere, accioche V[ostra] S[ignoria] ne possi far fede, & il Mondo veda, et conosca, che non è vero quello, che li Emuli miei vanno cianciando per le camere, che io uccida gli huomini con cibi, & vini, & medicine gagliarde : anzi con questi modi revoco à vita, & sanità gli lasciati per morti da loro : & quelli che operano diversamente da me, & dalle traditioni mie, overo per crudeltà gli ammazzano, ò per dappocagine, & ignoranza gli lasciano morire con le loro diete gagliarde, & medicine deboli. Ma di gratia sentite bella Historia, che questa mattina mi ha recitato messer Alvigi Cirugico, che medicava gli apestati, della cui opera mi son valso in medica[ra]re una donna tutta malfrancese in doglie, & piaghe, che pure ho per divina gratia ridotta à sanità, nutrendola bene ; & era stata cura del Medico Turchetto, huomo di Dottrina admirata da molti, perche suole andare à disputar nelle Chiese, quando vi si tengono conclusioni, et è tenuto haver buona Lingua Latina, & Greca. Haveva un Figliuolino questo Cirugico, il quale con sue Medicine, & diete lo ridusse à termine, che gli annonciò la prossima, & irreparabile Morte. Il Padre mosso à tenerezza dalla instanza del Figliuolo, che li domandava una scudelletta di tagliatelli, & una suppa nel vino buono, compiacque al Figliuolo, non parendogli, che fosse bene, che morisse con questa mala satisfattione dell'animo ; & egli, che alquante notti non havea mai dormito, s'addormentò saporitamente, toccandogli spesso il polso il Padre per vedere se era anchor morto : in somma dormì tutta la notte, & la mattina si trovò senza febre. Il Medico mandò il servitore la mattina per tempo à vedere se era spedito, il quale li rapportò, che il Padre gli haveva detto, che era senza febre, & stava bene : la onde il Medico andatovi, tale lo trovò, & senza altro che convenevole nutrimento il figliuolino rimase sano, & libero. Sanato il figlio del Cirugico, s'infermò il figliuolo del Fisico, & andando le cose di male in peggio, il Fisico raccommandò il figliuolo al Cirugico, il quale lo n[u]trì medicandolo, sano. Et questo mi ha raccontato detto messer Luigi, vedendo che questa madonna Helena Gambacurta, ben nutrita, & medicata da me, e sanata ; ove con le diete ontioni, & profumi non haveva mai potuto conseguir il suo fine. Et certo, Signore, io giudicarei, che se le diete sanassero le infirmità, che le medicine fossero soverchie. Le diete dunque (secondo me) sono inventioni de' Medici ribaldi per assassinar gli infermi, & gli ignoranti le usano per non più sapere. Hora perche V[ostra] Sig[noria] Illustre molte volte mi ha fatto grande instanza, che mi scarichi dalla invettiva scrittami contro da' Medici parabolani, & sofisti, sotto nome, & ombra del Dottor Claudio Geli, che non mi vidde mai, & parlò come uccello domestico, per bocca de gli Emuli miei ; Io ho voluto che questa mia difesa, à confusione loro, esca sotto il patrocinio, scudo, et fede del nome vostro, che mi conosce, et vede le opere mie per prova, & ne rende testimonio à gli altri. Alla cui buona gratia di cuore mi offero, & raccommando. Di casa.
Zefiriele Thomaso Bovio.

1617 : Pona, Francesco. Rime di Francesco Pona (Vérone : Bartolamio Merlo, 1617)

 ↑  Smeraldi, Ettore [Hector Smiraldus] (1577–avant 1636)

Notice bio-bibliographique

[Dizionario biografico] Parma 11 ottobre 1577–Parma ante febbraio 1636
Figlio dell'architetto Smeraldo. È ricordato dalle fonti come pittore e incisore ma nulla è noto della sua attività pittorica. Resta dello Smeraldi il frontespizio del Dialogo ove si tratta della theorica e prattica di musica di Pietro Ponzio (stampato a Parma nel 1595) ; una complessa incisione in rame recante il titolo al centro di una quadratura architettonica alla sommità della quale è il ritratto dell'autore tra due figure allegoriche raffiguranti l'Aritmetica e la Musica e numerosi emblemi musicali, firmata hector smiraldus sculpsit. Di sua mano è anche il secondo foglio dello stesso libro, recante emblemi musicali. Ereditò dall'illustre genitore la professione di ingegnero, che svolse in gran parte presso la Corte estense nei primi decenni del XVII secolo, e l'interesse tecnico scientifico per i fenomeni idraulici. Ideò una macchina per sollevare l'acqua. Il moto era dato dal tiro di un cavallo posto su di un soppalco. Questo azionava un albero verticale su cui era calettata una ruota in legno dentata con pioli, il cui moto rotatorio era trasmesso, per mezzo di un rocchetto o pignone, all'albero principale posto in posizione orizzontale, sopra il quale passa il cavallo che tira d.a rota. All'albero principale era fissata la ruota sollevatrice composta da una serie di quattro spirali di Archimede che innalzavano l'acqua fino all'asse e a quell'altezza la scaricava all'esterno tramite un tubo con quattro fori : di q.le boche esce l'acqua.
Fonti e Bibl. : U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, vol. XXXI, 1937, 154 ; Z., I/17, 1823) 306 ; A. Pezzana, Memorie degli scrittori parmigiani, VI, parte II, Parma, 1833, 575 ; E. Scarabelli Zunti, documenti e Memorie di Belle Arti parmigiane, museo di Parma, volume 1601–1650 ; Archivio di Stato di Parma : Ettore Smeraldi e la sua famiglia ; A. Pelliccioni, Incisori, 1949, 169 ; Dizionario Bolaffi Pittori, X, 1975, 337 ; P. Zanlari, Tra rilievo e progetto, 1985, 328.

 ↑  Verità, comte Marco

Références historiographiques

[fol. 3] POR. Trattandosi in questo certame del mio beneficio, a guisa di lettera muta, tra duo vocali interposta, mi sforzerò di rendermi mansueta, & di farvi consonanza, come potro 'l meglio, sperando anco di dire molte cose in questo proposito, ispirato dal valor de' vostri ragionamenti, se bene a guisa di Proteo, overo di Sacerdotessa su 'l tripode concitata, poco, o nulla di quelle habbia ad intendere ; cosi preso ardir dalla vostra cortesia, vengo a pregarvi, di volermi far gratia d'epilogar quel tanto, c'hieri s'hebbe a discorrere, d'intorno alla presente materia.
EUGENIO. Quanto a me, non so a pieno di raccordarlomi ; parmi bene che fosse proposto dal S[ignor] Conte Marco Verità, nel legger un certo volume, a lui dedicato, se convenisse allo Stampatore, o al Libraro far dono delle opere altrui, senza intendimento del proprio autore, & che fosse concluso del nò. Incominciando poi egli, come si dice, dall'ovo della figlia di Tindaro, & mostrando, che'l dedicar altro non fosse, che consacrar cose, o parole in lode de gli Dei, o de gli huomini, ci diede a conoscere come anticamente a tanti Numi favolosi, & mentiti furono inalzati tempi, ed altari, co 'l qual proposito hebbe anco a riferir la cerimonia solennissima, & sacrosanta, dove Salomone, nel dedicar il Tempio di Gierusalemme, sacrificò ventidue mila boi, & cento, e ventimila pecore. […]
[fol. 3'] EUG. Lo potrete vedere in Herodiano, che ciò narra diffusamente ; si come anco sono favoleggiati que' sette miracoli, che con tanto suo stupore un'amico hieri, facendo delle ciglia un semicircolo, giva dimostrando, fin che giunto alle piramidi d'Egitto, nell'affannarsi a rappresentarleci con voci d'architettura, s'intricò in una certa parola, che la prima sillaba duplicava, & dopo l'haver dato la collata a quella povera conclusione, hebbe a suanire in quello atto faticoso, & ridicolo, ergendo apunto una piramide di cachinatione, alla sua temerità ; la qual cosi tosto non dava luogo, se l'autorità del Conte Marco, che riprese 'l ragionamento, non l'aquetava. Egli è necessario, dicea, premetter alcune cose, prima che si venga a parlar della Dedicatione de' Libri, accioche 'l nostro dire, per tal difetto, non resti confuso. Perchioche oltra i Tempi, ed altari s'ergevano Obelisci, Statue, Iscrittioni, Sepolcri, Arme, Voti, Trofei, & altre dimostrationi, a grado dell'humana & ambitiosa mortalità. […]
[p. 432] Faremo pur qui memoria d'Orlando Pescetti, nato a Marradi Castello in Toscana, poichè condotto per maestro dal Publico fece qui la maggior parte della sua vita. Nel 1588 ebbe briga con Gian Domenico Candido professor Veronese sopra il buon uso della Z, somigliante alla rappresentata da Luciano tra le lettere sigma, e tau. Uscirono di parte, e d'altra più scritture, essendone stato rimesso il giudizio a due Accademici Filarmonici, Conte Marco Verità, e Flaminio Borghetti. Breve Discorso d'Orl. Pescetti in favore del buon uso della Z. Brevi Opposizioni del Sig. Gio. Domenico Candido : leggesi in queste : gli scienziati di questa Città quasi infiniti essendo, e forse maggiore il numero di quelli, che non si conosco. Seguì Replica alle Opposizioni, nella quale si afferma essere senza numero quelli, che in questa Città allor dettavano eccellenti rime. Altri fogli ancora si videro, e finalmente la Difesa del Pescetti, e la Replica universale del Candido. Sopra questa contesa uscì ancora Epistola Latina al Pescetti, e al Candido de usu litteræ Z di Valerio Palermo professore di umane lettere. [p. 249] Cariche di Verona
1597 : Vicari della Casa de' Mercanti. Co: Marco Verità.
1604 : Proveditori di Comun. Co: Marco Verità.

Œuvres musicales

→ canzona instrumentale intitulée en hommage à Marco Verità :
n° 3 : La Verità [a 4]

Ouvrages non musicaux

1588 : Orlando Pescetti, Gio Domenico Candido à Marco Verità (Vérone : Girolamo Discepolo, 1588)

1596 : Rime di diversi in lode dell'illustriss.ma sig.ra Chiara Cornara degnissima capitania di Verona. Con vna oratione in fine (Vérone : Girolamo Discepolo, 1596)

1609 : Ghilranda dell'aurora, scelta di madrigali de' piu famosi autori di questo secolo, fatta dal signor Pietro Petracci (Venise : Bernardo Giunti et Gio. Bat.a Ciotti, 1609)

Bellezze Parte Prima del Gareggiamento poetico del Confuso Accademico Ordito. All'Illustriss. et Eccellentiss. Signor Don Giulio Cesare di Capua, Grande Amirante del Regno di Napoli, Prencipe di Conca, e Conte di Palena, &c.
Donne lodate. All'Illustrissima Signora Donna Clelia Farnese.
[fol. 40] Conte Marco Verità.
Arse al d[i]vino sguardo,
Donna real, de vostri lumi Santi
Il fredissimo petto
Di mille casti Amanti.
Fù pudico l'affetto,
Per che fù oggetto à noi
La pudica beltà che splende in voi
.
[Parte II] Le Dependenze Overo Madrigali amorosi de' più Illustri, e celebri Poeti Italiani ; Parte Seconda del Gareggiamento poetico : del Confuso Accademico Ordito. Dedicata all'Illustriss. et Eccellentiss. Signore Don Michele Peretti Prencipe di Venafri, Marchese d'Incisa, & Conte di Celano.
Chioma sparsa. All'Illustriss. Signora Margherita Mathei.
[fol. 8'] Conte Marco Verità.
Al molle lusingar di tepid' aura
Spiega Amarilli le dorate chiome ;
E si gode sovente
Mirando veder come
Inaspettato porti
I crini il vento in varii nodi attorti.
Se del crine innocente,
Empia, imago del mal si ti diletta :
Qual sarà in te il piacer de la vendetta ?
Pianto di bella donna. Alla molto Illustre Signora Diamante Gualda Conti.
[fol. 40'] Conte Marco Verità.
Piangesti ò vaga Aurora,
Hor piange la mia Nice.
Ma le calde, & amare
Lagrime, che il dolor dal core elice,
Son de le tue più preziose, e rare.
Vieni vieni à vederle ;
Quelle rugiada fur, queste son perle
.
Bacio ricevuto. Alla Illustre Signora Lucia Cinami Fiamma.
[fol. 61] Conte Marco Verità.
Baciava avido Elpino
La sua Filli leggiadra,
Trovar pensando à suoi tormenti aita ;
E ne perdè la vita.
Tardi volle gridar : fermati ladra,
Stolto, che dir potea ?
L'alma il bacio crudel tolto egli havea
.
Mano ferita. Alla Illustriss. Signora Cavaliera Gabriela Zeno Michiella.
[fol. 75] Conte Marco Verità.
E perche punta ne la mano siete
Sospirate, e gemete ?
Ma s'avvien cruda poi che da vostr'occhi
Strale amoroso in core amante scocchi ;
A scherzo lo prendete :
E pur giust' è ch'in parte
Proviate il duol, che sdegno altrui comparte ;
Quinci imparate esser pietosa poi,
Se bramate trovar pietà per voi
.

Dédicaces de recueils musicaux

Al molto Illustre Signor mio osservandiss[imo] il Signor Conte Marco Verita.
Se la povera mia fortuna non mi concede, ch'io possa con qualche degna ricompensa mostrarmi grato a V[ostra] Sig[noria] delle tante cortesie, che ella m'ha fatte mi sforzo almeno di supplire con una continua affettione, la quale non lascia mancare in me il desiderio, c'ho di servirla, e di far fede al mondo quanto io le sia tenuto. Et perche non posso con la sola voce mia far bene espressa la grandezza di questo obligo, mi è parso di mandare in luce sotto l'honorato nome di V[ostra] Sig[noria] i presenti miei primi Madrigali à Cinque voci, accio che habbiano à servire per una maggiore espressione. V[ostra] Sig[noria] dunque si degnerà d'accettarli per una semplice riconoscenza de favori, c'hò ricevuti da lei, con renderla certa, che per questo solo rispetto io gli lascio venire al cospetto de gli huomini, e non perche io pretenda con essi d'acquistare a lei & a me alcuno honore ; per che ella è illustrata in modo dalle sue virtù, che non hà bisogno dell'altrui splendore ; & io non devo aspettare di compositioni cosi giovenili, come son queste mie, altra lode, che quella che si suole dare ai fiori di Primavera, in rispetto di quella che si dà ai frutti dell'Esta e dell'Auttunno. Con che facendo fine a V[ostra] Sig[noria] bacio le mani. Di Cremona il dì 27. Genaro. 1587.
Di V[ostra] Sig[noria] molto Illustre Servitore obligatissimo Claudio Monteverde.

1588 [RISM 1588¹⁹]
Bozi, Paolo, éd. Giardinetto de madrigali et canzonette a tre voci. De diversi auttori. Novamente posti in luce. Libro primo (Venise : Ricciardo Amadino, 1588)

1592 [RISM B 1509]
Bendinelli, Agostino. Augustini Bendinelli Veronensis Sacrarum Cantionum Quatuor uocibus concinentarum Liber Primus. Nuper editus (Venise : apud Riciardum Amadinum, 1592)

A gli Illustri Signori Conti, il Conte Gasparo, et Marc'Antonio Verità miei Signori, & Patroni osservandiss[imi].
Troppo à lungo direi, s'io volessi narrare tutte quelle cagioni, che m'inducono à dimostrare la riverentia, & divotione, che alle V[ostre] S[ignorie] Illustri, & alla Illustrissima Casa sua sempre hò portato, & porto. Per hora doveranno contentarsi del picciol segno di questi miei Dui, Capricii, & Madrigali, consecrati al Nome loro, & ciò valerà almeno per dimostrare il desiderio ardentissimo, ch'io hò di servirle anco in altro ; con questi tal hora doppò i suoi studii di maggior importanza, potranno ricrear la mente, & tanto più, che ad ogni suo piacere, & per loro stesse lo possono fare. Mi rendo certo, che venendo Voi da cosi Nobilissimo Signore come è il Molto Illustre Signor Conte MARCO VERITÀ Padre Vostro, non sdegnarete la bassezza dell'Opera, & di chi insieme con essa tutto à Voi si dona : & con questo mio puro affetto da S[ua] D[ivina] M[aestà] pregherò ogni sommo contento, & felicità ad ambi duoi, & riverentemente li bacio le mani. Di Verona il dì 12. Marzo 1598.
Di V[ostre] S[ignorie] Illustri Affettionatiss[imo] Servitore. Paolo Fonghetti.

Dédicaces de recueils non musicaux

All'Illu[st]re Sig[nor] Conte Marco Verita mio Sig[nor] osservandiss[imo].
Donò il Signor Curio Bolderi l'anno passato al Sig[nor] Zefiriele Thomaso Bovio un libro del Conte Annibale Romei gentil'huomo Ferrarese, il quale in modo gli piacque, che venne à trovarmi, & persuadermi, che per ogni modo facesse opera di haverne almeno un centenaio, che me li haverebbe fatti spedire in otto giorni, quando che quel libro sia tale, che non doverebbe esser casa di gentil'huomo, che porti arme à lato, od habbi figliuoli, ò nipoti che le portino, che non lo dovesse havere, & imparar à mente ; acciò conoscesse quello, che à gentil'huomo si debba, sì nella cognitione delle scienze & arti, come nel conoscimento del vero honore. Io mosso dall'authorità di detto Signor Zefiriele, ho procurato con ogni mia diligentia satisfarli, & non ho potuto conseguir quanto bramava : però instato pur da lui, ho fatto opera (et mi è riuscito) di haverne uno riformato, & ampliato dall'istesso authore, et l'ho fatto ristampare à commune beneficio. Et perche io sò quanto V[ostra] S[ignoria] Illustre sia desiderosa di havere & leggere le cose belle et buone, & sò quanto le sia caro fuggendo i vitii, seguir le opere virtuose, & honorate, ho io voluto, che questo libro sotto la editione mia, sia indrizzato à lei, sendo certissimo, che gli sarà caro quanto cosa, che habbia nel suo honorato studio ; con il che riverentemente gli bacio le mani. Di Verona il 21 Giugno 1586.
Servitor di puro cuore Marc'Antonio Palazzolo.
All'Ill[ust]re Sig[nor] Conte Marco Verità mio Sig[nor] osservandiss[imo].
Donò il Signor Curio Bolder l'anno passato al Sig[nor] Zefiriele Thomaso Bovio, un libro del Conte Annibale Romei ge[n]til'huomo Ferrarese, ilquale in modo gli piacque, che venne à trovarmi, & persuadermi, che per ogni modo facesse opera di haverne almeno un centenaio, che me li haverebbe fatti spedire in otto giorni, quando che quel libro sia tale, che non doverebbe esser casa di gentil'huomo, che porti arme à lato, od habbi figliuoli, ò nipoti che le portino, che non lo dovesse havere, & imparar à mente ; acciò conoscesse quello, che à gentil'huomo si debba, sì nella cognitione delle scienze & arti, come nel conoscimento del vero honore. Io mosso dall'authorità di detto Signor Zefiriele, ho procurato con ogni mia diligentia satisfarli, & non ho potuto conseguir quanto bramava : però instato pur da lui, ho fatt[t]o opera (& mi è riuscito) di haverne uno riformato, & ampliato dall'istesso Authore, & l'ho fatto ristampare à commune beneficio. Et perche io sò quanto V[ostra] S[ignoria] Illust[re] sia desiderosa di havere & leggere le cose belle & buone, & sò quanto le sia caro fuggendo i vitii, seguir le opere virtuose, & honorate, ho io voluto, che questo libro sotto la editione mia, sia indrizzato à lei, sendo certissimo, che gli sarà caro quanto cosa, che habbia nel suo honorato studio ; con il che riverentemente gli bacio le mani. Di Verona il 21. Giugno 1586.
Servitor di puro cuore Marc'Antonio Palazzolo.

1592 : La Primaudaye, Pietro della. Dialoghi Morali : Ne' quali con esquisita, e breue maniera si discorre intorno alcuni sogetti alle humane attioni appartenenti ... / Tradotti dalla lingua Francese nell'Italiana da Federico Cervti Veronese (Vérone : Girolamo Discepolo, 1592)

longoff

1592 : Valerini, Adriano. Cento madrigali di Adriano Valerini dedicati al M. Illustre Sig. il Sig. Conte Marco Verità ; con alcune Annotatioti del Sig. Fulvio Vicomani da Camerino in alquanti de i Madrigali (Vérone : Girolamo Discepolo, 1592)

1597 : India, Francesco. Discorsi della bellezza et della gratia di Francesco India medico & filosofo veronese (Vérone : Girolamo Discepolo, 1597)

 ↑  Viotti [Viotto], Erasmo (avant 1579–1611)

Notice bio-bibliographique

[Dizionario biografico] Parma ante 1579–Parma 7 agosto 1611
Figlio naturale ma legittimato di Seth. Intensificò l'attività dell'azienda stampando grida, statuti, costituzioni sinodali, classici latini per le scuole, opere giuridiche e infine anche opere musicali. Il Viotti ottenne nel 1585 un rescritto ducale in cui si afferma che egli ha seguito fedelmente e degnamente nell'arte le orme del padre, anzi de novo chartariam propria struxerit impensa, in modo che le altre città devono invidiare per ciò Parma. Dopo la morte del duca Ottavio Farnese, chiese al successore Alessandro Farnese la conferma dei privilegi già concessi alla sua casa dall'avo Pier Luigi Farnese e dal padre. Nel memoriale a stampa, senza data ma certo posteriore di poco al 1586, il Viotti afferma : haver non solo mantenuta la Stamperia lasciatagli dal padre, ma accresciuta in maniera, che in Lombardia non n'è alcuna, et poch'altre anco ne sono in Italia, che agguagliar le si possono. Perciò chiede gli si confermino almeno per quindici anni i privilegi e le esenzioni anteriori e, bisognando per mantenimento d'essa far grandissime spese, ricorre al Principe per timore che, non avendo una lunga conferma dei privilegi, forsi qualch'altra Stamperia non s'introduca in questa città et a lui togli quell'emolumento, senza il quale non potrebbe mantenere ne sé ne la stampa (memoriale, in Archivio di Stato di Parma). Il Duca finì con riconfermare al Viotti i privilegi anteriori, chiesti anche con lettera del 5 ottobre 1586, ma da un memoriale a stampa in calce al quale è scritto non fuit decretatum e da un'informazione ufficiale di quegli anni, chiesta a Firenze, sull'occorrente e sulla spesa per ordinare una stamperia che lavori a un torcolo, assieme alle condizioni fatte al Torentino quando fu chiamato a Firenze dal S.r Duca, si può arguire che non piacessero del tutto le concessioni fatte ai Viotti dai predecessori, si volesse rivederle e si pensasse anche dal Duca o dai suoi ministri alla convenienza di impiantare una tipografia a spese della Camera ducale. Il piano di una stamperia governativa, se allora, come pare, fu concepito, rimase comunque allo stato di progetto. Il Viotti ampliò l'azienda della fabbricazione della carta aprendo una nuova cartiera e acquistandone una terza. Diresse così tre cartiere : l'antica di Porporano, una nella villa di San Sisto oltre l'Enza presso la chiesa omonima e un'altra in località detta Masera. Si conservano varie gride ducali contro coloro che, offendendo i privilegi del Viotti, smerciavano carta non acquistata presso le sue cartiere o che era sottratta con frode dagli addetti alle medesime. Dotò la stamperia pluribus aeneis insignibus caracteribus. Lavorò per un trentennio per la Casa e per la Camera ducale stampando tutti i bandi, i decreti e le innumereoli gride, di cui si conservano molti volumi nell'Archivio di Stato di Parma e in altre collezioni parmensi. La sua produzione libraria fu assai vasta. Conservò l'impresa della stamperia del padre, nei primi tre anni stampò sotto il nome Eredi di Seth Viotti e poi col proprio nome. A Casalmaggiore lavorò in società con Antonio Canacci : a loro si deve l'edizione uscita nel 1581 della Gerusalemme Liberata, che è una delle due prime aventi tutti i venti canti del poema (l'edizione anteriore di Venezia ne portava solo quattordici). Il Viotti contemporaneamente ne curò un'edizione nella sua officina a Parma, la quale uscì qualche mese prima di quella di Casalmaggiore, cioè nel febbraio 1581. Quella di Parma è assai più bella e corretta di quella di Casalmaggiore, la quale qua e là è anche lacunosa (A. Pezzana, Lettera a Michele Colombo, Parma, 1834 : questi informa che della edizione parmense furono impressi 1300 esemplari e che probabilmente i miglioramenti a essa arrecati si debbono alle cure diligenti di Muzio Manfredi ; cfr. Serassi, Vita di T. Tasso, 545 ; Gamba, n. 945 ; Fumagalli, 69 e 263 ; Hoepli, Cento libri preziosi, 141). Tra le tante edizioni del Viotti, vanno ricordate specialmente La Merope e il Tancredi, Le Rime amorose, le Rime di Agaccio, La Marxia di Selvaggio Selvaggi, e Rime piacevoli del Caporali, Il Santuario di Parma del Garofani, la Historia della città di Parma di Bonaventura Angeli (del 1591, edizione riveduta parzialmente : una primigenia aveva il frontespizio con l'anno 1590). Per i suoi torchi uscirono molti testi classici a uso delle scuole, l'Eneide di Virgilio, Orazio, Tacito, Cicerone e Cesare, molti lavori giuridici e teologici, tesi filosofiche e gli Ordinamenti dell'Università, fondata da Ranuccio Farnese. Nel testamento il Viotti lasciò erede universale, non avendo figli maschi, Anteo Marani, cittadino e abitante a Parma a longo tempore citra.
Fonti e Bibl. : G. Drei, I Viotti, 1925, 27–30 ; G. Drei, I Viotti, stampatori e librai parmigiani nei secoli XVI e XVII, in La Bibliofilia XXVII 1925, 218–243 ; Sartori, Dizionario, 167 ; Tipografia del '500, 1989, 80 ; T. Marcheselli, Strade di Parma, III, 1990, 213 ; Al Pont ad Mez, 1996, 15–16.